Sanità. A Rimini due nuove centrali operative, avanti su Case della comunità e Cau




Servizi diffusi e dati condivisi e incrociati per contrastare le disuguaglianze sanitarie nel territorio del Comune di Rimini. Il tema sarà affrontato domani in un convegno in cui verranno presentate le azioni e le strategie che riguardano “prossimità di servizi, messa in rete e continuità ospedale-territorio”. Entro l’anno, entra nel merito il direttore del distretto sociosanitario di Rimini Mirco Tamagnini presentando l’appuntamento di domani alla stampa, saranno pronte le due nuove centrali operative territoriali, cot, mentre sono confermate le tre case di comunità, così come l’ampliamento della struttura di Bellaria-Igea Marina. Sono poi in stato di avanzamento i lavori a Santarcangelo di Romagna, prosegue Tamagnini, e conclusi quelli a Novafeltria, mentre per quanto riguarda i cau, i centri di assistenza urgenza, entro il prossimo giugno sarà pronto quello in zona ospedale a Rimini. Zona dove sorgerà anche una casa della comunità: da questo punto di vista prosegue il confronto con la Soprintendenza dopo i ritrovamenti durante gli scavi in via Settembrini. “Le attività si stanno protraendo ma non ci dovrebbero essere comunque blocchi” e il piano dovrebbe concludersi come da tempistiche Pnrr entro il 2026.
Insomma, tira le fila il direttore, “su prossimità e case della comunità stiamo facendo grandi passi in avanti” e il convegno domani accenderà un focus sulle persone più fragili con un’attenzione particolare all’accesso ai servizi così da migliorarlo a prescindere dalle difficoltà del paziente. “C’è molto da lavorare- conclude- sull’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali”. Di certo, argomenta la direttrice del dipartimento Salute donna infanzia, Gina Ancora, il momento della nascita è fondamentale per agire sull’aumento delle malattie croniche, sulla denatalità e sulle malattie mentali. “Occorre conoscere bene la popolazione e puntare sull’integrazione”: dati alla mano, per esempio, a Rimini un terzo delle donne incinte è straniera e partorisce il doppio dei figli delle italiane; un bimbo su cinque è in sovrappeso e uno su quattro non fa attività. Le ricadute della lotta alle disuguaglianze, che sono una “lente d’ingrandimento per comprendere i meccanismi e garantire un utilizzo razionale delle risorse”, prosegue il dirigente di Cure primarie dell’Ausl Romagna Ardigò Martino, valgono per tutta la popolazione. E ci si muove lungo tre direzioni: integrazione tra le diverse istituzioni ed enti; integrazione delle informazioni quantitative e qualitative, dunque dati sanitari, sociali e demografici, in particolare dai soggetti che si occupano di domiciliarità; coprogettazione che si traduce in attività e aree test per gli interventi.
Il convegno di domani, in collaborazione con Ausl Romagna e Università di Bologna “Il Piano di contrasto alle disuguaglianze nel distretto di Rimini”, tira le fila l’assessore alla Protezione sociale e presidente del comitato di distretto Kristian Gianfreda, è “il primo passo di un processo di confronto, studio e approfondimento su un tema fondamentale e per rendere operativa una serie di strumenti”. La sanità registra “alcune criticità”, liste d’attesa, carenza di organici e problemi di bilancio e le disuguaglianze sanitarie sono “la punta dell’iceberg” di quelle sociali, “sono il frutto di un dato pregresso”. Dunque “incrociare i dati, demografici, sanitari e sociali, è già una piccola rivoluzione” e permette di “fare valutazioni e anticipare i percorsi di peggioramento della salute- il nostro- conclude è un piano coraggioso e chiaro per deboli e cronici, che risponde a un momento di difficoltà della sanità”. Se a Bologna uno studio dell’Alma Mater ha dimostrato che le aree con più svantaggi sociali hanno più problemi di salute e dunque patologie croniche”, anche per un utilizzo poco efficace dei servizi pubblici, aggiunge la professoressa Chiara Bodini, su Rimini si deve puntare sul metodo ricerca-azione per accompagnare le Istituzioni a mettere in pratica cambiamenti verso un obiettivo condiviso, monitorando l’azione. Al campus va quindi strutturato “un raccordo tra percorsi formativi e innovazioni di pensiero e pratica”.