San Leo, che bella la Bottega in strada. Anzi no: "Macchè è una discarica"

Fulmina chi lo chiama “rigattiere”, «io sono un artigiano». In realtà un artista, come recita il nome della società di cui risulta amministratore legale la moglie che ha tra gli affezionati clienti fior di architetti e designer. Francesco Pezzi le sue opere le crea riutilizzando e ridando nuova vita a cose che quasi sempre sarebbero destinate al macero. Lui, invece, per fare un semplice esempio, da un confessionale traballante, ci ricava una chicca come una libreria. Individuare la Bottega d’Arte a Pietracuta di San Leo non è difficile. Basta arrivare alla rotatoria all’interno del paese sulla Marecchiese, per trovare quello che all’apparenza sembra un “robivecchio”. Una fucina d’idee artistiche di cui si incomincerà a parlare in un’aula del tribunale di Rimini, lunedì prossimo 7 giugno. Il motivo? Pezzi e la moglie sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di violazione della legge ambientale. Secondo l’accusa, la Bottega che si tramanda da padre a figlio da 45 anni, sarebbe una discarica abusiva. Questo hanno sostenuto i poliziotti provinciali che anni fa hanno eseguito un’ispezione chiusa con una relazione consegnata alla procura della Repubblica in cui, appunto, si ravvisava l’identificazione di una discarica abusiva. A nulla è servito ai coniugi Pezzi far presente che tutta la vecchia roba stoccata in attesa di farla restituire a nuova vita non l’hanno recuperata dai bidoni ma l’hanno regolarmente pagata. Come a niente è servito presentare i risultati dei controlli dell’Arpae che ha attestato la regolarità della Bottega che, tra l’altro, si sviluppa su un terreno di proprietà. Il processo si annuncia decisamente interessante. I difensori dei coniugi, gli avvocati Piero Venturi e Francesco Vasini, infatti, hanno presentato una lunga lista di testi a discolpa dei loro assistiti; in primis alcuni architetti di fama che con le rigenerazioni di Pezzi hanno firmato restyling di assoluto valore.

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