Vomitava in casa per farle dispetto Convivente alcolista a processo

Per mesi ha vomitato in casa per fare dispetto alla convivente e costringerla a pulire costantemente i suoi rigurgiti. La stessa donna che ha minacciato più volte dicendole che le avrebbe “tirato il collo come a una gallina”, la stessa che aggrediva a parole e fisicamente se non faceva sì che lui, un 63enne residente nel Riminese, avesse sempre a disposizione almeno tre litri di vino ogni giorno.
Ed è così che per lui (allontanato dalla casa familiare lo scorso aprile dopo le indagini condotte dal pm Luca Bertuzzi) il giudice per le indagini preliminari Raffaele Deflorio ha emanato il decreto di giudizio immediato, fissando all’11 settembre la data in cui il 63enne dovrà comparire a processo per rispondere delle gravi accuse di maltrattamenti in famiglia. Tanto grave il quadro probatorio raccolto finora, che per l’uomo (difeso dall’avvocata Liana Lotti) è stato disposto il divieto di avvicinamento alla persona offesa con l’applicazione del braccialetto elettronico.
La vicenda
La donna lo aveva accolto in casa sua, un’abitazione in Valconca, ormai sette anni prima. Ma col passare degli anni, quello che poi era diventato un compagno, ha iniziato a divenire sempre più aggressivo, sino a prendere l’abitudine di strattonarla e picchiarla ogni giorno, e, sotto l’effetto dell’alcol di cui era diventato dipendente, aveva preso a vomitare e sputare a terra di proposito, così da costringerla a pulire costantemente. Esasperata, è stata lei a presentarsi più volte in caserma dai carabinieri per denunciare il convivente, confidando ai militari in divisa il terrore che l’uomo non venisse messo in carcere e restasse a casa con lei. Dopo anni di insulti, la donna si era trovata addirittura ad essere picchiata: lui la aggrediva, la strattonava, riempiendola di ecchimosi e facendola finire addirittura all’ospedale, dove a seguito di una delle peggiori aggressioni, aveva ricevuto ben 10 giorni di prognosi. Ma a risultare forse ancora più agghiaccianti, le minacce che lui le rivolgeva di sovente, come “ti strozzo come una gallina“, “ti spezzo le gambe”, oppure prendeva in mano oggetti che lanciava o che danneggiava come a dimostrarle quello che intendeva farle. Comportamenti esasperati ancora di più, se possibile, dal fatto che lui era sempre ubriaco. E appunto la sua furia peggiorava se la donna non gli procurava almeno tre litri di alcol al giorno.
Ansia e paura la donna le aveva anche più volte sfogate con associazioni di aiuto alle donne vittime di violenza, e, in ultimo, ai carabinieri. E proprio uscendo dalla caserma, dopo la convocazione per l’identificazione in seguito alla denuncia, l’uomo ha detto, più volte, davanti a un testimone, “lei ha la vita corta”. Parole che hanno condotto alla misura cautelare e all’avvio delle indagini per maltrattamenti.