Quindici episodi di gravi disagi in appena due mesi. È questo, a oggi, il bilancio della quotidiana odissea ferroviaria vissuta da una professoressa riminese che ogni giorno prende il treno per raggiungere la scuola superiore di Ravenna dove insegna.
L’ennesimo caso si è verificato proprio ieri: il treno delle 15.19 da Ravenna per Rimini è stato cancellato a causa dei ritardi provocati da un guasto a un passaggio a livello di Bagnacavallo, che attorno alle 13 ha bloccato la circolazione per circa mezz’ora. Trenitalia ha spiegato che la corsa soppressa non sarebbe comunque partita in orario: il convoglio destinato al servizio non avrebbe raggiunto Ravenna prima delle 16.19, momento in cui era già prevista un’altra partenza per Rimini.
Il diario dei problemi
È solo l’ultimo tassello di una lunga serie di disservizi annotati giorno per giorno dalla docente: dieci viaggi a settimana, cinque giorni su sette, in una routine che dovrebbe essere normale e invece è diventata un percorso a ostacoli.
Undici ritardi superiori ai dieci minuti e quattro cancellazioni complete di corse: questi i numeri che la professoressa ha raccolto da metà settembre, quando è iniziato l’anno scolastico. «Sotto i dieci minuti li considero ritardi sopportabili», racconta, «ma oltre diventa impossibile. Non possiamo permetterci di arrivare tardi: i ritardi vengono segnati come assenze e devono essere giustificati. È una situazione che pesa anche sugli studenti, molti dei quali ogni giorno arrivano in ritardo per colpa dei treni».
La docente spiega come la scelta del treno stia diventando sempre meno sostenibile, non solo per la perdita di tempo ma anche per i costi indiretti. «Molti colleghi stanno rinunciando all’abbonamento e scelgono l’auto, con spese maggiori e l’amarezza di non poter contare su un servizio pubblico affidabile. Ogni giorno è una scommessa: non sappiamo mai se arriveremo puntuali o se resteremo bloccati in una stazione intermedia».
L’incertezza
Ma i ritardi non sono l’unico problema. «I disagi più gravi arrivano quando i treni vengono cancellati. Mancano informazioni immediate: non sappiamo cosa sta succedendo, né quando e come riusciremo a tornare a casa. A volte ci ritroviamo “abbandonati” in stazioni periferiche, come quella di Cervia, sperando che arrivi un autobus sostitutivo». E non sempre l’autobus arriva in tempi brevi: «Capita di attendere a lungo, senza alcuna comunicazione da parte del personale ferroviario. È frustrante, perché non ci sentiamo considerati come utenti, ma come un problema da gestire».
L’insicurezza
La professoressa denuncia anche la totale assenza di controlli nelle stazioni, in particolare nel primo pomeriggio. «A Ravenna, alle 14, non si vede nessuno: né forze dell’ordine né personale delle Ferrovie dello Stato. Solo la mattina si nota qualche pattuglia, e quasi sempre per controlli antidroga. In queste condizioni, gli studenti attraversano i binari di corsa o si siedono con le gambe a penzoloni, senza che nessuno intervenga. È un problema di sicurezza enorme, che espone tutti a rischi reali».
Gli straordinari forzati
Per ridurre il rischio di arrivare tardi, la docente è costretta a partire con grande anticipo. «Anche se entro a scuola alle 10, non prendo il treno delle 8.43, perché è troppo rischioso. Prendo quello delle 7.35, che di solito è più puntuale, ma significa uscire di casa più di un’ora prima e rinunciare a tempo prezioso». Un sacrificio quotidiano che si ripete anche al ritorno, tra coincidenze perse e corse ridotte: «Capita di arrivare a casa alle 7 di sera, dopo una giornata di lavoro, solo perché il treno del pomeriggio ha avuto un ritardo o è stato cancellato. È logorante».
Una fatica che, sottolinea, «diventa stressante e mina la qualità della vita. Non è dignitoso dover organizzare la giornata in funzione dei disservizi di un sistema ferroviario che dovrebbe agevolare chi lavora e studia. Trenitalia e Tper devono dare spiegazioni e garantire maggiore affidabilità e sicurezza. Non si può lasciare che le stazioni, soprattutto nelle ore centrali della giornata, diventino una sorta di far west».