In una piazza Mazzini storicamente tempio della tradizione romagnola (da decenni vi campeggiano il Pescato di Marinelli, la polleria Walter, la Macelleria Drudi, Pirillo con la sua frutta e verdura, la latteria salumeria che ha aperto i battenti addirittura nel 1921 e l’omonimo Caffè che ha rispolverato le “ricette” delle nottate anni ’80-’90) prendono piede con grande successo le cucine dal mondo, e a qualche mese dal primo ristorante libanese di Rimini ecco il grande successo di “Kurumi - Gastronomia giapponese e vino”.
Una gastronomia figlia di una storia da film, dell’amore fra un romagnolo doc e una donna del Sol Levante che hanno deciso di attraversare l’Oceano Pacifico e aprire una propria attività a due passi dal Mare Adriatico.
Si tratta di Davide Cesarini, riccionese che per otto anni ha vissuto dall’altra parte del globo, e della moglie nipponica Yuko Fukushima, coppia che ha scelto proprio piazza Mazzini per proporre sapori e saperi della cucina orientale, conquistando subito i palati nostrani.
Come nasce Kurumi e cosa significa?
«è figlio della passione per la cucina che unisce me e Yuko. Sono andato per la prima volta a Tokyo nel 2012 per studiare la lingua e lavorare, poi nel 2013 l’ho conosciuta e ci siamo trasferiti a Hong Kong, dove lei prestava la sua attività e vi siamo rimasti fino al 2017 lavorando per un’azienda di gastronomia italiana, il “Belpaese”, che gestisce una catena di supermercati. Sempre nella metropoli cinese mi sono occupato di vino e quando ci siamo sposati e siamo rientrati a casa ho continuato a farlo in Giappone fino al 2023: vendita di vini e prodotti italiani. Entrambi avevamo la passione per la cucina e abbiamo iniziato a proporre anche home dining, cene a casa nostra: da lì ci è venuta l’idea del Kurumi, che vuol dire “noce” ma anche “avvolgere”, “fare insieme”. Siamo tornati in Italia proprio per condividere questo progetto e abbiamo scelto Rimini perché ha più movimento di Riccione e piazza Mazzini è la location perfetta con il centro storico completamente riqualificato e pieno di turisti. Abbiamo aperto l’8 marzo, per la Festa della Donna, con un menu fisso e proposte del giorno che ci piace proporre freschissime a 12-13 euro».
Apertura a pranzo fra le 12 e le 14 e a cena fra le 18 e le 21, ma fila costante alla porta: ve lo aspettavate?
«Siamo contenti, d’estate la gente si sposta più sul mare, ma portiamo avanti tutto noi due da soli (Yuko in cucina e io al banco) per la grande passione per questo sogno e le cose funzionano: facciamo anche tantissimo asporto».
Quali sono i prodotti che la gente apprezza e sceglie di più?
«Yuko ha studiato la cucina Kaiseki, quella tradizionale di Kyoto, con un maestro che le ha insegnato ad abbinare piatti e profumi nella semplicità e genuinità: il Miso lo facciamo ad esempio in casa per tutti i nostri brodi e preparati e il fresco è la nostra bussola. La nostra è una cucina ricercata ma anche street food, che comprende piatti cheap per studenti e da gustare per strada. Il menu è molto apprezzato in toto, per la maggiore vanno i piatti del giorno di pesce, il fritto di mazzancolle, le polpettine di pollo (tsukune), i roll di salmone affumicato e le insalate di tofu. Non usiamo zuccheri bianchi e c’è pochissimo sale, sono proposte di alta digeribilità».
Quale è il vostro cliente tipo?
«Per fortuna c’è un po’ di tutto, anche se notiamo più donne che uomini fra i fedelissimi: su Instagram (@kurumi_rimini) le follower sono ad esempio il 65%. L’età è principalmente fra i 25 e i 40 anni e i clienti sono per lo più del territorio, ma non mancano i turisti e i giapponesi che fanno meet. è una clientela molto educata, che fa ricerca prima e spesso è stata in Giappone».
Visto anche il diploma dell’Associazione Italiana Sommelier, come sceglie i vini?
«Abbiamo moltissime etichette straniere, internazionali, perché si sposano in pieno con la struttura del prodotto che abbiamo in menu. Ma abbiamo anche una gran selezione di the, qualche sakè e una carta di birre giapponesi anche artigianali».
Visto il grande successo, avete in cantiere nuovi progetti o ulteriori potenziamenti?
«Abbiamo fatto una prima wine dinner con la Cantina San Valentino e alla bellissima serata è venuta anche la delegazione Ais: è andata benissimo e continueremo su questa strada, perché crediamo molto nella sinergia con i colleghi bravi».