Il 19 novembre dovranno comparire davanti al gup del Tribunale di Rimini, che deciderà se rinviarli a giudizio per lo stupro di una turista svizzera di circa trent’anni, in vacanza a Cattolica con il fidanzato.
Il fatto, risultato di complessa ricostruzione, risale a un anno esatto fa, il 15 luglio 2024, quando la giovane, stordita da un mix di droga e farmaci, sarebbe stata trovata riversa a terra, priva di coscienza, davanti a uno staff hotel della Regina. Qui si sarebbe imbattuta nei due uomini accusati di averla violentata: un pizzaiolo egiziano di 59 anni e un cameriere italiano di 48. I due (difesi dagli avvocati Alessandro Coppa e Maria Rivieccio) secondo le ricostruzioni effettuate dai carabinieri, coordinati dalla pm Annadomenica Gallucci, avrebbero portato la donna nella camera dell’egiziano, l’avrebbero violentata e poi lavata sotto la doccia.
Tutto questo nel tempo dell’attesa dell’arrivo dei soccorritori del 118, che secondo alcune ricostruzioni sarebbero stati chiamati dai due uomini, secondo altre, da un terzo soggetto. Sta di fatto, però, che quando i sanitari sono arrivati in quell’hotel di Cattolica, la turista svizzera era rannicchiata seduta per terra vicino al letto, nuda e tremante, in stato di semi incoscienza.
Di quanto accaduto in quella camera avrebbe detto poi di non ricordare molto, pur avendo sporto denuncia una volta dimessa dal Pronto soccorso dove è stata curata e sottoposta agli esami clinici del caso.
I due uomini, comunque, erano stati arrestati cinque giorni dopo il fatto dai militari, al termine di indagini svolte anche con intercettazioni telefoniche e sentendo i testimoni. Interrogati dalla gip Raffaella Ceccarelli, però, erano stati rimessi in libertà perché la giudice non convalidò l’arresto, ritenendo che i due uomini non avessero abusato della ragazza, ma l’avessero solo soccorsa, seppur in modo improprio, cercando di farla riprendere con l’acqua della doccia, nell’attesa dei sanitari.