Rimini. Truffe online e falsi investimenti, la polizia postale: “C’è chi ha perso tutto”
«Una vedova, l’anno scorso, ha perso 800mila euro in bitcoin, un signore anziano è stato salvato da un direttore di banca che ci ha segnalato i bonifici sospetti di mille, 500, 2mila euro che il cliente faceva quasi tutti i giorni a una donna straniera. Da gennaio a oggi il valore economico delle truffe che sono state denunciate al nostro ufficio, badate bene, denunciate - lo sottolinea più volte, Vincenzo Papagni, comandante della sezione di Polizia postale e delle comunicazioni di Rimini - supera il milione di euro». I raggiri tramite strumenti informatici sottraggono denaro «ma sono però ugualmente in grado di distruggere l’esistenza di una persona» rammenta il comandante Papagni, che mette subito in chiaro, in qualità di avvertimento, come la regola aurea per non incappare in questi raggiri sia «diffidare dei guadagni facili».
Comandante, quali sono le tipologie di truffa messe in atto più frequentemente?
«Quella più comune è la proposta di investimenti online: vieni contattato telefonicamente da una persona che si spaccia come agente o magari si clicca su banner pubblicitari o siti che pubblicizzano facili guadagni. Spesso si tratta di bitcoin. Ma c’è anche chi abbocca alla vendita online di auto di lusso, Porsche a prezzi molto più bassi di quelli di mercato, chi compra cuccioli che devono essere spediti e non arrivano mai. Le truffe sentimentali e le chiamate spoofing. Telefonate sul cellulare da parte di persone che si fingono poliziotti o carabinieri, usando un’utenza che fa apparire sul cellulare di chi riceve la chiamata il numero delle forze dell’ordine. Quando la vittima risponde, con una scusa, magari un bonifico ricevuto che deve essere stornato, preannunciano l’arrivo di un messaggio o di una chiamata da parte di altri colleghi, che chiedono l’invio di bonifici o l’effettuazione di pagamenti. A Rimini, qualche tempo fa avevano preso di mira gli amministratori condominiali, uno di loro ha avuto un sospetto e prima di inviare il bonifico ci ha chiamato chiedendoci se fossimo stati noi a dire che doveva stornare somme ricevute indebitamente. Consiglio di consultare il sito www.commissariatodips.it che raccoglie tutte le notizie e avvertenze sulle nuove metodologie di truffa».
Come agiscono i truffatori?
«Nel caso dei falsi investimenti convincono la vittima a installare un programma che permette di verificare quanto fruttano giornalmente i soldi investiti. Vedendo che i 1.000 euro il giorno dopo sono diventati 1.200, si è spinti a continuare a investire per moltiplicare i guadagni. Spesso poi si convincono a partecipare anche amici e parenti, coinvolgendo anche loro in questo sistema che funziona fino a quando non c’è da incassare. Ci sono persone che hanno investito i risparmi di una vita, centinaia di migliaia di euro, che hanno venduto la casa, convinte che avrebbero potuto svoltare, che se già erano benestanti, sarebbero potuti diventare ricchi. Ma poi, quando arriva il momento di monetizzare, l’agente che ti chiamava sempre sparisce, non risponde più, diventa irreperibile a tutti i numeri ai quali l’hai sempre sentito. A quel punto, si rivolgono a noi. E risulta chiara la verità: non c’è nessun investimento, e i soldi, le case, sono andate perdute. Con i cuccioli, invece, chiedono i pagamenti delle dogane, di lasciapassare per fantomatici militari della Guardia di finanza, passaporto, vaccinazioni, addirittura di “pagare l’ospedale perché il cucciolo sta per morire”. Quando si rivolgono a noi, quasi sempre spinti da un parente, fare capire alle vittime di truffa che non esiste nessun cucciolo è difficilissimo. Le truffe sentimentali invece sfruttano la fragilità e l’emotività di persone sole, sono condotte da soggetti molto preparati in ambito psicologico, che sanno ammaliare e fare innamorare perdutamente la vittima. Abbiamo visto persone innamorate perse che non accettavano che non esistesse quella persona ai cui continuavano a mandare soldi, persone portate qui dai familiari e che noi, spesso, non siamo riusciti a convincere a fare denuncia».
Avete registrato un aumento nelle truffe?
«Solo a Rimini, dal primo gennaio a oggi, abbiamo ricevuto denunce e querele per oltre un milione di euro. Ogni settimana almeno un paio di persone si presentano qui, alla Sezione operativa per la sicurezza cibernetica polizia postale di Rimini. In tutto l’anno scorso eravamo rimasti entro i 900mila euro e quest’anno siamo già oltre il milione».
Ci spiega come è possibile che ancora oggi, nonostante gli appelli e i casi raccontati su giornali e tv, così tante persone ci caschino?
«Perché chi si occupa di contattare le vittime, scegliendo sempre persone che hanno disponibilità economica, si pone in modo professionale. Sono abili e preparati, lavorano in team. Chiamano dall’estero ma si giustificano dicendo che lavorano in Paesi in cui possono usufruire di benefici fiscali e dispongono di grandi competenze informatiche: sono capaci di creare siti ad hoc che ti mostrano quanto stai guadagnando di giorno in giorno. Invece è tutto finto».
Si riesce a identificare il colpevole e recuperare soldi?
«L’indirizzo Ip ci riconduce alla linea di telefono e da dove è connesso il truffatore. Se lui si trova in uno Stato extra Ue è necessario attivare una cooperazione internazionale interforze, attendere le autorizzazioni dei Paesi. è difficile, ci vuole del tempo, ma è possibile. Per riavere indietro i soldi è necessario andare a processo, il giudice ripartirà quello che è stato contestato alle varie parti offese. Chiaramente, la prima condizione necessaria è che il condannato abbia disponibilità. Un aiuto in questo senso però arriverà con il nuovo Dl Sicurezza, secondo il quale le truffe online non saranno più perseguibili a querela della persona offesa, ma d’ufficio. Quindi appena ne abbiamo notizia è possibile indagare e anche il raggio d’azione per il recupero è più ampio perché non è circoscritto al danno arrecato al querelante».
Anche i ragazzini, più avvezzi al digitale, possono incappare in queste truffe?
«Capita. Ci chiamano le mamme che vedono comportamenti strani, traffici, messaggi, fotografie strane. Il rischio in questi casi è soprattutto l’invio di materiale pedopornografico come merce di scambio a fronte di ricariche telefoniche o regali. In questi casi noi interveniamo subito, verifichiamo tutto. Lo stesso nei casi sospetti di raggiri ai danni di anziani o persone sole, che possono essere vittima facile di truffe sentimentali. Interveniamo sempre cercando di aiutarli».
L’intelligenza artificiale potrà creare nuovi rischi?
«Siamo un po’ preoccupati in merito. Di certo c’è il rischio maggiore che vengano modificati videomessaggi, facendo dire a un personaggio, magari l’ad di un’azienda, che è necessario fare dei pagamenti. Voce e viso conosciuti al destinatario del messaggio, magari la segretaria, che difficilmente diffiderà dell’autenticità di quelle parole. Ecco, in questi casi l’azione più efficace è chiamare il diretto interessato per verificare, o fare domande personali, a cui solo il vero ad può sapere rispondere».