Rimini. Terrore in casa per madre e figlia, a processo il vicino 80enne

L’incubo di madre è figlia è stato per diversi anni l’inquilino dell’appartamento al piano terra. Un uomo anziano, di poco meno di 80 anni, che, stando a quanto dichiarato nelle denunce e a processo, le ha chiamate “poco di buono” (chiaramente non era questo il termine esatto), le ha minacciate di buttarle giù dal balcone, le ha aspettate tutti i giorni davanti all’uscita dell’ascensore fissandole con aria minacciosa fino a quando non sparivano dalla sua visuale. Non si sarebbe poi fatto scrupoli a sputare contro di loro, a danneggiare le loro auto e a tentare di introdursi dentro la loro casa, contro la volontà delle due donne.
Una situazione talmente esasperante da portare la madre (riminese di circa 50 anni) a separarsi dal marito, tanta era la tensione accumulata per via delle attenzioni indesiderate. Lo stress generato dalle molestie costringeva infatti la donna e la figlia (appena maggiorenne), assistite dall’avvocato Piero Venturi, a prestare attenzione a non incrociare l’inquilino, avvertendosi a vicenda in modo da non incontrarlo. Stress e ansia che hanno permesso di riconoscere l’esistenza del reato di stalking, che ha quindi spinto l’anziano riminese a comparire al banco degli imputati, assistito dall’avvocato Fabio Massimo Del Bianco.
Per lui, la pubblico ministero Annadomenica Gallucci ha chiesto un anno e sei mesi di reclusione. La definizione della vicenda giudiziaria arriverà probabilmente il 14 aprile, quando si celebrerà l’ultima udienza, con eventuali repliche e sentenza.
Il motivo del “contendere”
I dissapori tra vicini sono nati nel 2021, dopo che il nucleo familiare composto (in un primo momento) da madre, padre e figlia ha acquistato un attico dai figli dell’anziano finito a processo per stalking.
In questo attico si sono create delle infiltrazioni, suscitando il nervosismo dell’80enne, Il confronto con i nuovi proprietari si è fatto sempre più aspro, fino a quando l’anziano non è passato dalle parole ai fatti, tramutandosi, secondo l’ipotesi d’accusa, in un autentico persecutore. In poco tempo infatti l’uomo avrebbe preso ad aspettare le donne ai piedi dell’ascensore, tenendo fisso lo sguardo su di loro, a volte anche senza proferire parola. Altre volte invece “prometteva” di buttarle giù dal balcone, apostrofandole con appellativi sessisti e misogini, fino sputare contro di loro, e a provare a fare effrazione nella loro abitazione.