Rimini. Tentata estorsione, carabiniere condannato

Si era fatto prestare i soldi dall’amante, non li aveva restituiti e quando la donna glieli aveva chiesti indietro aveva iniziato a minacciarla.
E’ finito con una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione il processo a carico di un carabinieri non più in servizio a Rimini, accusato di tentata estorsione nei confronti della donna con cui aveva avuto una relazione extraconiugale. Il giudice Francesco Pio Lasalvia ha concesso una provvisionale di 10.000 euro a favore della persona offesa, difesa dall’avvocato Piero Venturi.
Il giudice poi ha ordinato la trasmissione all’Arma dei carabinieri del dispositivo di condanna per gli adempimenti di legge. L’imputato era difeso dall’avvocato Lamberto Carraro di Bologna.
Il denaro
La storia tra la quarantenne e il carabiniere inizia nel 2015 quando entrambi erano sposati. Tra il maggio del 2015 e il gennaio 2016 l’uomo chiede alla sua amante di prestargli del denaro, 45mila euro che gli sarebbero serviti per comprare un’auto in un affare con un amico.
La donna si era quindi fidata tanto da prestargli il denaro senza fare domande anche perché, l’amante a garanzia del prestito in contanti, le aveva consegnato tre assegni con varie scadenze. Quando i due si erano lasciati la donna aveva chiesto al suo ex amante di poter rientrare in possesso del denaro. L’ex amante, dal suo canto, non era rimasto a guardare: contro la donna ha infatti avviato un procedimento per il riconoscimento di uno dei suoi due figli che ufficialmente figura come avuto dal legittimo marito.
Le mediazioni
Stando al racconto della riminese, poi dimostrato in aula e acquisto dal giudice come veritiero, l’uomo si sarebbe sempre rifiutato di riconsegnare i soldi, e avrebbe anche iniziato a minacciarla.
«Se continui, racconto tutto a tuo marito e chiedo il riconoscimento di tuo figlio», le diceva. Oppure «se mi rovini la carriera, ti stacco la testa e la porto in caserma». Ogni tentativo di mediazione compiuto dalla donna per riavere i 45mila euro finiva nel nulla. Alla fine oltre alla denuncia penale con cui la donna ha avuto ragione in primo grado, è stata intentata anche una causa civile per riavere il denaro attraverso il pignoramento di parte dello stipendio del carabiniere.