Rimini. Tentano di rapinare una banca e ora rischiano fino a 20 anni di galera per sequestro

Rischiano da un minimo di 7 ad un massimo di 20 anni di reclusione, i tre rapinatori arrestati in flagranza martedì mattina dai carabinieri di Rimini mentre erano ancora all’interno della banca. Difesi dagli avvocati Enrico Graziosi e Andrea Guidi, saranno ascoltati dal gip Raffaele Deflorio nell’interrogatorio di convalida che si terrà domani in carcere ai “Casetti” di Rimini. Per loro, le contestazioni sono pesantissime: tentata rapina pluriaggravata e sequestro di persona in concorso. I tre hanno agito, armati di coltello, in un orario di punta, alle 12, in pieno centro storico al Banco San Geminiano e San Prospero di Rimini, la filiale di via Circonvallazione Occidentale a ridosso del castello. Un’azione a dir poco ardita, avvenuta quando in banca c’erano almeno 7 persone, tra clienti e personale dell’istituto di credito.
«Nessuna violenza»
Per gli avvocati difensori, Graziosi e Guidi, il sequestro di persona non dovrebbe essere contestato in quanto “circostanza” del reato principale di tentata rapina. Inoltre, sempre stando alle tesi difensive, i testimoni, quali personale e clienti della banca, avrebbero dichiarato di non aver subito violenza, né minacce di alcun tipo. Atteggiamento collaborativo che i tre rapinatori, tutti di origine napoletana, di 66, 63 e 28 anni, ma residenti in provincia di Torino, avrebbero dimostrato anche nei confronti dei carabinieri ai quali si sarebbero consegnati senza opporre alcune resistenza, aprendo di spontanea volontà le porte della banca.
In trappola
Martedì mattina, nonostante i rapinatori avessero chiuso le porte d’ingresso e confiscato i cellulari a tutti i presenti, uno dei dipendenti, dopo pochi minuti l’irruzione, era riuscito a dare l’allarme facendo scattare il piano anti rapina. Immediatamente erano state allertate 3 pattuglie dei carabinieri in servizio di pronto Intervento e 2 equipaggi in auto civetta, ossia in borghese, della Compagnia e del Nucleo Investigativo di Rimini. A mettere in trappola i tre banditi era stata principalmente l’assenza di un’uscita sul retro dell’istituto bancario. Braccati e senza via di fuga, l’alternativa era andare allo scontro con i carabinieri con i giubbotti anti proiettile, magari facendosi scudo con gli ostaggi, o sbloccare le porte e lasciarsi beccare.