Rimini, stop superbonus, allarme esodati: “Centinaia di famiglie fuori casa”

Rimini

Migliaia di famiglie disperate. Tante coi bilanci in rosso, senza casa, e con spese triplicate. A causa della cancellazione definitiva del superbonus voluta dal governo: giovedì il de profundis è giunto con la bocciatura in commissione Finanze della Camera di tutti gli emendamenti che avrebbero prorogato fino al 29 febbraio la misura e salvato tante famiglie. A nulla, dunque, sono servite le proteste di imprese edili, inquilini, e perfino di veri e propri comitati spontanei, autonominatisi “Esodati del superbonus”. Esecutivo inamovibile, bonus finiti, lavori di efficientamento energetico bloccati. E un unico interrogativo che in tanti di pongono: adesso che succede? «Succede che a noi dell’Emilia Romagna è rimasto l’ultimo, disperato, tentativo – sottolinea Veronica Musiani, referente emiliano-romagnola del comitato esodati -. Quello di chiedere aiuto alla nostra Regione».

Lunedì scorso, infatti, una ventina di “esodati” hanno incontrato a Bologna l’assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla. «Al quale – osserva Musiani – abbiamo presentato una proposta: disincagliare i crediti edilizi delle famiglie e delle imprese che le banche non hanno voluto più acquisire dopo l’aprile del 2022». E che tanti danni economici e sociali hanno provocato anche nel Riminese.

I numeri del disastro

Stigmatizza Giuseppe Volpe, referente per la Romagna del comitato esodati: «Vi do alcuni dati perché possiate comprendere meglio il livello di gravità della situazione.

Nel solo territorio della Romagna, ad esempio, sono coinvolte 6.000 famiglie, 1500 nel Riminese. E di queste 1500 famiglie riminesi, circa 800 vivono in affitto in un altro appartamento per via dell’inagibilità del proprio, a causa, appunto, dei lavori di efficientamento energetico. Attenzione, però, perché quando parliamo di famiglie, consideriamo tre, quattro persone a nucleo. Per cui, solo nel Riminese possiamo considerare tra le 4.000 e le 6.000 persone in difficoltà». Tradotto: migliaia di persone in emergenza economica senza alcuna colpa propria. Se non quella di essersi fidati dello Stato e di aver accolto, con fiducia, un provvedimento varato da un governo, che è poi stato cancellato dal nuovo governo. «Speriamo che i nostri politici regionali ci ascoltino e che ci diano una mano – osserva Volpe -. Perché sono davvero tante le famiglie coinvolte in questa assurda vicenda».

La richiesta di aiuto

Ma cosa dovrebbe fare la Regione per rimuovere l’impasse, sbloccare questi famigerati crediti incagliati e aiutare migliaia di famiglie emiliano-romagnole? Spiega Musiani: «Si tratta di un passaggio burocratico-finanziario un po’ complicato. La Regione dovrebbe da un lato intervenire attraverso le proprie aziende partecipate ammesse dalla legge, acquisendo crediti verificati e garantiti e compensarli con i propri F24 mensili per un ammontare complessivo di 48 milioni di euro l’anno, 192 milioni sui quattro anni. Dall’altro operare come facilitatore nella triangolazione con le banche locali per l’acquisizione dei crediti edilizi delle famiglie e delle imprese, assorbibili dagli F24 mensili delle centinaia di grosse imprese e cooperative Emiliano-Romagnole. Il funzionamento è semplice. La banca cede mensilmente alle imprese i crediti fiscali edilizi che ha nel proprio plafond, liberando così parte del plafond per assorbire dalle famiglie e dalle imprese i loro crediti fiscali edilizi in pari misura. Le imprese acquisiscono il credito fiscale, garantito e verificato, dalle banche e mensilmente lo compensano con i milioni di euro di F24 che dovrebbero versare all’Erario per contributi previdenziali e fiscali».

Insomma, una sorta di partita di giro. Che se centrata rimetterebbe in moto lavori fermi da mesi, salverebbe migliaia di cittadini da gravi problemi di tracollo finanziario, e rilancerebbe un tessuto produttivo determinante come quello delle costruzioni. «Vorrei ricordare che i ricchi dal superbonus non hanno avuto problemi, avendo conoscenze nelle banche e redditi alti. A rimetterci sono state migliaia di famiglie normali».

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