Rimini. Spiagge, parte l’assalto: grandi gruppi in prima fila. Il sindaco: al lavoro per evitarlo

Rimini

E’ successo a Jesolo, ma potrebbe accadere anche in Romagna: i grandi gruppi industriali fanno il pieno di concessioni balneari potendo contare su risorse economiche che le imprese familiari possono solo immaginare. Quindi? Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, mette in guardia il settore, denuncia le colpe e i ritardi del Governo e prova a tranquillizzare: il nostro Piano spiaggia tutela il numero delle licenze e quindi le dimensioni ridotte dovrebbero evitare l’assalto alla diligenza.

Cosa succede

Il rinnovo delle concessioni balneari è legato alle evidenze pubbliche e in teoria le autorizzazioni sarebbero scadute alla fine del 2023. Lo ha stabilito l’Unione europea sventolando la Direttiva Bolkestein. La materia, si sa, è governata anche da un bel numero di sentenze e ricorsi che chiamano in causa praticamente tutti i gradi di giudizio. Per ora la situazione è questa: l’Europa ha comunicato l’avvio della procedura di infrazione e l’Esecutivo ha chiesto quattro mesi di tempo (era gennaio) per presentare le proprie motivazioni e quindi redarre una legge di riordino del settore. Nel frattempo viene considerata valida la proroga al 31 gennaio 2024 (più un altro anno a richiesta dei Comuni purchè abbiano avviato il percorso che porta alle gare pubbliche).

A tutto ciò si aggiunge il Comune di Jesolo che sulla base di una legge regionale ha emesso bandi per assegnare le concessioni e fra i nuovi “bagnini” figurano cordate con al proprio interno il proprietario del marchio “Geox”, oppure il titolare di “Mareblu Adriatica”.

“Non funziona così”

Jamil Sadegholvaad è sindaco di Rimini e presidente della Provincia (sempre di Rimini). Il caso Jesolo gli suggerisce alcune considerazioni e la prima chiama in causa la guida leghista in Veneto. «Al di là di tutti i discorsi e proclami - denuncia - il Governo se ne sta lavando le mani degli operatori balneari. La tattica del silenzio, della dilazione e della furbizia porta a un solo approdo: le cose comunque vanno avanti, anche se si fa finta di non vedere. E poi alla fine questi sono i risultati».

Quali? Che la corsa alla “sabbia dorata” alla fine premia i gruppi industriali. «Se le gare vedono prevalere soggetti che hanno grandi capacità finanziarie e di investimento il rischio più generale è che si perda quella tipicità e quel tratto umano nel rapporto col cliente che è stato il punto di forza, ad esempio, delle spiagge romagnole».

Il paracadute riminese

Nel grande mare delle incertezze, il Comune sta lavorando a un “corso di salvataggio”. «Il Piano dell’arenile che stiamo presentando alla città - aggiunge Sadegholvaad - vuole essere sì uno strumento per favorire investimenti in forma aggregata, partendo però da un concetto differente: salvaguardando il numero delle concessioni esistenti l’intento è quello di non perdere il tratto democratico e il valore di un sistema fondato sull’impresa familiare. Ma, ripeto, queste situazioni agli antipodi tra una regione e l’altra e tra un comune e l’altro sono figlie di un immobilismo totale da parte di Roma».

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