Rimini, spari dei cacciatori vicino alle case: “A Vergiano presenza pericolosa già dal mattino”

Spari dei cacciatori vicino alle case, è allarme a Vergiano. Da quando è stata riaperta la stagione venatoria, all’inizio di settembre, si rinnovano i problemi di convivenza tra cacciatori e residenti delle zone immerse nel verde. Una presenza definita «disturbante anzi pericolosa, quella dei fucili, che irrompono all’improvviso spezzando la quiete di piccole comunità, per giunta alle prime ore del mattino».
Le regole
L’esercizio venatorio è disciplinato da una normativa nazionale: la legge 157 risalente all’11 febbraio 1992. All’articolo 21 si vieta la caccia nelle zone comprese nel raggio di cento metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione e a distanza inferiore a cinquanta metri dalle strade.
Tensione alle stelle
A far sentire la sua voce è il 59enne Gabriele Baldarelli, imprenditore di un’azienda con 30 dipendenti, che abita in via Montefiorino a Vergiano. Al suo fianco, lamentano l’eccessiva vicinanza delle doppiette i vicini di casa, ora spaventati, ora arrabbiati per il ripetersi annoso del problema attorno a una decina di immobili che sorgono lungo il corso d’acqua denominato Mavone. «Veniamo buttati giù dal letto alle prime luci dell’alba sia di giovedì che di domenica - esordisce l’imprenditore -. Il che costituisce un problema per tutti e, in particolare, per chi fa turni di notte o lavori di responsabilità come guidare un camion o prestar servizio in ospedale». Detto questo, sentire esplodere colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata «è un’esperienza terrorizzante per chiunque, specie quando si tengono le finestre aperte in cerca di refrigerio». Nel frattempo, di anno in anno, hanno l’amaro sapore di un deja vu, le segnalazioni di cittadini che raccontano episodi di questo genere, «l’ultimo a una ottantina di metri dalle nostre finestre mentre si tenta di calmare figli e animali d’affezione che tremano a ogni colpo». Oltre al danno la beffa, segnala che le passeggiate «sono ormai off limits, come le uscite in bicicletta, per il timore di finire nella traiettoria di tiro dei cacciatori.
«E il peggio - prosegue ancora il 59enne - è che è impossibile parlare in modo civile con chi si avventura vicino agli edifici, e quindi oltre la fascia consentita. Ci trattano, quasi sempre, con arroganza. Anni fa mi hanno denunciato perché, al culmine dell’esasperazione, avevo tirato degli urli, anche se poi il tribunale ha dato ragione a me». Da qui la riflessione dei residenti dell’area: chiunque ha il diritto di coltivare un passatempo ma la libertà personale finisce dove inizia quella altrui. «È un controsenso - tira le somme l’imprenditore - sentirsi in pericolo dentro la propria casa, esattamente come non poter mettere il naso fuori, dopo aver scelto di abitare in mezzo alla natura».
Le associazioni
A confermare l’aumento esponenziale di segnalazioni da parte di cittadini allo stremo è Claudio Papini, presidente Wwf Rimini. «Molte persone - sottolinea - contattano non solo la nostra sede ma anche la vigilanza legata all’associazione». E non è l’unico problema specifica, ad esempio, come responsabile dell’oasi di Verucchio, «all’interno della quale i cacciatori, appostati lungo i confini, sguinzagliano i cani per far scappare la selvaggina».
Dal canto suo, Uliana Vergoni dell’associazione Dna evidenzia un altro paradosso visto che spesso, nei pressi delle aree interessate da attività venatoria, «spuntano cartelli che invitano i cittadini e non i cacciatori a prestare la massima attenzione». Di pari passo, a suo avviso, galoppa anche la normativa che contempla «un inasprimento della legge 157 sulla caccia, ma a danno di fauna e cittadinanza».