Rimini. «Sottopagata e sfruttata, non lascio la stanza d’hotel dove ho lavorato finchè non mi danno quanto mi spetta»


«Vivo nella camera d’hotel dove ho lavorato fino al 17 giugno, sottopagata e sfruttata. Non me ne vado finché non mi danno quello che mi spetta». Maria Ruscigno, 51 anni, ha sulle spalle tre esperienze di lavoro stagionale come receptionist presso hotel della Riviera, tutte sfociate in vertenze con il datore di lavoro a causa del mancato pagamento delle retribuzioni. I primi due casi sono già stati oggetto di analisi legale e pende avanti il Tribunale di Rimini un’istanza per liquidazione giudiziale della società che gestisce l’hotel, con udienza fissata il 26 settembre prossimo. L’ultimo, verificatosi durante quest’estate, ha come sfondo l’hotel Piccari di Rivazzurra. «Patti non rispettati. Mi hanno corrisposto meno soldi del dovuto, chiedendomi di fare di tutto - spiega Ruscigno -. Mi sono rivolta alla Cgil, che ha effettuato i conteggi: devo ancora ricevere 6.140 euro. Se non li avrò non mi muoverò dall’albergo. Sono senza soldi». La Time Revolution srl, società che gestisce la struttura di Rivazzurra, replica attraverso il legale Giovanni Vincenzo Arena: «La signora sta occupando una camera senza pagare. Il contratto non lo prevedeva. È lei ad essere in credito con i gestori».
La denuncia
«Ho iniziato a lavorare all’hotel Piccari il 20 aprile scorso. Mi promettono l’alloggio e un contratto di 28 ore settimanali, con stipendio di 1.500 euro - illustra Ruscigno -. Il contratto lo firmo solo il 4 maggio. Metteva nero su bianco tutto, tranne la questione dell’alloggio. Mi sono interfacciata con l’uomo che millantava di essere il gestore, anche se i titolari della Time Revolution non li ho mai conosciuti. Mi viene detto che la camera avrei potuto tenerla anche per l’inverno. Ho gli screenshot dei messaggi che confermano». Le dimissioni arrivano a distanza di due mesi, in data 17 giugno. «Non è stato rispettato nulla di quanto pattuito - denuncia la 51enne -. Mi sono trovata a lavorare il doppio, ad essere disturbata nelle mie ore di pausa, a fare mansioni extra che non mi competevano. Mi sono dimessa dopo che, ricevuti i primi 1.000 euro, hanno smesso di pagarmi. Ho anche subìto un’aggressione da un “amico della gestione”, così me lo hanno presentato, che ho provveduto a denunciare».
Inutili i tentativi di interfacciarsi con qualcuno che potesse rappresentare la struttura. «Si sono negati. Dopo le dimissioni hanno iniziato a pretendere che pagassi 30 euro al giorno per il mio pernottamento, ma io non ci sto - protesta Ruscigno -. Ho segnalato all’Ispettorato del lavoro e sporto denuncia alla Guardia di finanza. Non ho intenzione di finire in strada. Quello che ho vissuto è un’indecenza».
La replica
Giovanni Vincenzo Arena, avvocato della Time Revolution, tratteggia un quadro totalmente diverso della situazione. «La signora occupa a tutt’oggi, a titolo gratuito, una camera che non le era stata data in alloggio. E senza aver versato un euro - controbatte -. Si è dimessa qualche giorno prima che il datore di lavoro la licenziasse per giusta causa. Sono arrivate lamentele da parte del personale e dei clienti, sfociate in contestazioni disciplinari». Quanto alla questione del pagamento, motiva l’avvocato, la restante parte dei soldi non sarebbe arrivata perché l’ex dipendente avrebbe tenuto una «condotta contraria» a quella stabilita. «Il datore di lavoro non l’ha pagata perché lei non ha pagato la camera - spiega -. È la Time Revolution ad essere creditore, non Ruscigno».
Una replica che l’ex dipendente dell’hotel Piccari rispedisce al mittente: «La prima contestazione disciplinare mi è stata inviata nel tardo pomeriggio del 17 giugno, quando avevo già dato le dimissioni - spiega -. La seconda, risalente al 19 giugno, è la diffida riguardante la stanza. Guarda caso non mi hanno mai invitata a lasciarla prima che mi dimettessi. Non me ne andrò finché non avrò i miei 6.140 euro».
A fare chiarezza sulla querelle è l’avvocata Jessica Valentini, legale fiduciario della Cgil Rimini, che sta seguendo Ruscigno per altri recuperi crediti lavorativi. «È incappata più volte in trappole in cui cadono parecchi stagionali - illustra -, stipulando contratti con società a responsabilità limitata in cui nessuno risponde per i debiti, tranne che la società stessa con il proprio patrimonio, normalmente inesistente. In caso di mancato pagamento delle retribuzioni è possibile ricorrere al Tribunale del lavoro per ottenere un decreto ingiuntivo e, successivamente, tentare l’esecuzione su eventuali beni della società, oltre che il recupero dei contributi previdenziali. Se la società rimane insolvente e sussistono altri requisiti di legge si può, in ultima istanza, chiedere l’intervento del Fondo di garanzia dell’Inps». Sulla condotta della Time Revolution, Valentini si esprime così: «Non ho ancora gli elementi necessari per dare un parere. Il datore di lavoro sembrerebbe voler compensare il costo dell’alloggio con la prestazione lavorativa di Ruscigno, senza che però ne sussistano i presupposti di legge. Il mio consiglio ai lavoratori stagionali? Verificate che i contratti siano regolari prima di firmare».
Sulla controreplica di Ruscigno, il legale Arena è lapidario: «Se ha recriminazioni si rivolga al giudice del lavoro, altrimenti è tentata estorsione». I proprietari della società, da noi ripetutamente cercati, si sono resi irreperibili.