Rimini, sfrattata da casa a 93 anni: «Aiutatemi, finisco in strada con mia figlia di 73 anni»

Rimini

«Io sfrattata a 93 anni, aiutatemi, o finirò in strada». A lanciare l’accorato appello è la signora Franca La Ganga che, se non troverà una soluzione, dovrà lasciare a giugno l’appartamento in affitto a San Giuliano, dove vive da 24 anni.

Per evitare di finire nel Limbo, con la figlia 73enne, ha preso carta e penna e scritto con grafia un po’ tremante una lettera al sindaco Jamil Sadegholvaad.

Signora Franca, perché è stata sfrattata?

«Non ne ho la più pallida idea, ho sempre pagato l’affitto, che al momento ammonta a 570 euro e ho avuto cura di questo appartamento come fosse mio: 96 metri quadri che tengo come un gioiello. Continuo a pagare, sperando di trovare un tetto».

Sta cercando un’altra soluzione?

«É dal 2016 che mi guardo in giro ma ancora niente. D’altronde le richieste mi mettono spalle al muro: alcuni pretendono 900 euro al mese per un bilocale, con un anticipo di un anno o due anni e mezzo. E chi ce la fa ad accontentarli? Lo sente? Mentre mi infiammo sfuggono delle espressioni in milanese perché è là che sono nata prima di trasferirmi giovanissima in Romagna. Quando si hanno 93 anni sulle spalle non si comprano abiti firmati e non si mangia caviale e champagne, è vero, ma ciò non toglie che devo pagare bollette e medicine».

Gli appartamenti nell’entroterra costano meno ma San Giuliano le è cara.

«Proprio così, oltretutto è anche una zona ricca di negozi e servizi. Per noi è impensabile trasferirci in mezzo al nulla sprovviste come siamo di patente».

In che settore lavorava?

«Ho fatto di tutto un po’ fino a diventare cassiera. Lo stesso vale per mia figlia che si è data da fare nei ristoranti e nei locali della Riviera. Il lavoro non ci ha mai spaventato e abbiamo messo da parte qualcosa, ma gli affitti sono esosi. Il che non è neanche l’aspetto peggiore di tutta la faccenda».

E allora qual è?

«Ci sono tanti appartamenti sfitti e non in quanto destinati ai turisti ma perché, dopo essersi scottati con brutte esperienze, i proprietari preferiscono lasciarli vuoti e basta».

Ha chiesto una casa popolare?

«Su consiglio di un’amica ho tentato anche questa strada arrivando all’Acer con la marca da bollo da 16 euro che mi avevano richiesto alla prenotazione. Peccato che mi abbia travolto una doccia gelata. “Lei è fuori”, mi è stato detto esaminando le scartoffie».

Perché?

«Dati alla mano per accedere a un alloggio popolare si deve dimostrare un Isee di 17.400 euro, noi invece siamo a quota 22mila».

Altri tentativi?

«Mi sono rivolta a un’agenzia che mi ha sfilato 400 euro prima di chiudere i battenti senza contare i tanti amici che cercano un tetto per noi. Finora però nessuno è venuto a capo della matassa».

Cosa chiede?

«Di certo non la carità ma un appartamentino per cui siamo disposte a pagare 750 massimo 800 euro. Di più davvero non riusciamo. Quando si è vecchi come me si chiedono solo briciole di sicurezza. Ho scritto una lettera al sindaco, perché l’anno scorso è venuto a trovarci al centro sociale “Sempre giovani” e in quell’occasione ha detto che per gli anziani sarà sempre a disposizione. Ho colto la palla al balzo, vediamo se almeno lui troverà qualcosa per noi».

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