Rimini. Senzatetto, in nove mesi 900 hanno chiesto aiuto. La Caritas: «Cresce anche il numero dei poveri»

Cresce la povertà a Rimini. Con numeri che la Caritas definisce «preoccupanti». Al punto da superare, e di molto, la soglia psicologica dei mille casi. Sottolinea Isabella Mancino, responsabile dell’osservatorio sulle povertà della Caritas di Rimini: «Nei primi 9 mesi dell’anno, in città, c’è stato un deciso aumento di situazioni di povertà: siamo passati, infatti, dai 970 casi del 2023 ai 1.260 casi del 2024 (29% di crescita, ndr). Con gli italiani a rappresentare il 31% del totale». E se crescono, e anche molto, le fragilità economiche, contemporaneamente aumentano i senzatetto. Conferma Mancino: «Il numero delle persone prive di dimora è salito da 680 a 900 unità, sempre nei primi nove mesi dell’anno rispetto al 2023. Ma va detto che non si tratta di senza casa stanziali sul territorio di Rimini, ma di persone prive di un’abitazione che in questi nove mesi hanno chiesto aiuto alla Caritas diocesana».
Dunque, sono sempre di più i cittadini che improvvisamente assumono l’aspetto “dell’invisibile”, del clochard appunto. Persone che, prive di un’entrata finanziaria, per scelta alcuni, per aver perso il lavoro altri, finiscono nella “clandestinità”. Dormendo dove possono: in una colonia abbandonata, in un sottopasso, o su una panchina nei vari parchi cittadini.
Puntualizza Mario Galasso, direttore della Caritas di Rimini: «Il flusso di persone che cercano aiuto e che si rivolge a noi è continuo. E con la cancellazione del reddito di cittadinanza ha subìto una decisa impennata. Certo è stato introdotto l’assegno di inclusione, ma è così basso che non permette il pagamento dell’affitto. Al contrario della misura precedente. E, infatti, molte persone, che prima, dall’autunno alla primavera, riuscivano a permettersi una camera in un residence, adesso non ce la fanno più. Perché i soldi che lo Stato gli passa non sono sufficienti». Senza considerare che 1.580 riminesi con un impiego regolare, ma con casa in affitto, hanno chiesto aiuto alla Caritas perché in difficoltà con le spese. Continua Galasso: «E’ proprio così. Comunque, per tornare al reddito di cittadinanza bisogna riconoscere che così come era stato concepito necessitava di alcune modifiche: troppi i casi di “furbetti” che lo avevano preso senza averne bisogno, e, infatti, come Caritas avevamo avanzato alcune proposte a questo governo, ma azzerarlo, no! E’ stato un grosso errore. E adesso siamo tra i pochissimi Paesi in Europa a non disporre di una misura strutturale contro la povertà». E questo nonostante i fragili economici siano sempre di più in Italia: 5 milioni 752mila secondo il report presentato, nello scorso giugno, dalla Caritas nazionale, ovvero il 9,8% della popolazione, vive in uno stato di povertà assoluta. «E ora ditemi cosa se ne fa un povero di una misura come un buono spesa una tantum per il supermercato», chiosa Galasso.