Rimini. Salvataggi obbligatori, stabilimenti chiusi. Gli albergatori contro l’ordinanza: “Danno di immagine gravissimo”

Rimini

«Un’ordinanza impattante per il territorio, che deve essere modificata. E subito!». Gli albergatori della Riviera romagnola, dopo la decisione dei bagnini di chiudere gli stabilimenti balneari - si contano sulle dita di una mano quelli ancora aperti – lanciano un grido d’allarme. E, in coro, sollecitano la Capitaneria di porto a cancellare l’obbligo del salvamento in caso di bagno aperto. «Questa norma mi sembra un’ingerenza bella e buona nei confronti dell’impresa – commenta, basito, il presidente regionale di Federalberghi, Alessandro Giorgetti –. La ritengo quindi sbagliata e per questo da riscrivere completamente». E la sicurezza del bagnante? «Va ovviamente garantita – risponde Giorgetti -. E infatti nella stagione balneare, ricca di turisti e bagnanti, che va dall’ultima settimana di maggio al 22 settembre, è operativo il servizio di salvamento. Mentre in bassa stagione, come ottobre oppure Pasqua, quando le presenze in spiaggia sono davvero ridotte, considero sufficiente l’esposizione della bandiera rossa per ricordare al vacanziere il rischio che corre in caso di bagno in mare. Ma credo che sia troppo tardi protestare adesso. Forse sarebbe stato meglio farsi sentire il 2 settembre scorso, all’indomani del provvedimento». Insomma, si ritorni al passato, dicono gli operatori turistici. Quando sulle spiagge si operava ancora in regime di elioterapia: ombrellone, lettino, sdraio, senza l’obbligo del marinaio di salvataggio.

Richiesta di intervento

«Siamo davanti ad un’ordinanza emessa all’ultimo minuto dell’estate 2024 – rilancia Claudio Montanari, presidente Federalberghi Riccione – che colpisce duramente chi ha investito nel finale di stagione e chi ha deciso di prolungare il soggiorno a Riccione per godersi le vacanze in tranquillità. Una decisione, quindi, che ha un impatto devastante e che crea un disagio e una perplessità sul “sistema turismo” senza precedenti». E che quindi andrebbe rivista e cambiata. «Certo – sottolinea Montanari -, per questo esortiamo il ministero del Turismo, la Regione, l’assessorato al Turismo, le Capitanerie di Porto e le Associazioni di categoria a collaborare per abolire questa norma che sta creando difficoltà agli operatori del settore». Il messaggio è chiaro e diretto: si intervenga urgentemente per risolvere una situazione che ha provocato «un danno d’immagine gravissimo al territorio» e per «riaprire le spiagge e garantire servizi adeguati a chi desidera godersi gli ultimi giorni di vacanza». Aggiunge, stizzito, il presidente di Federalberghi Riccione: «Si parla spesso di “fare rete”, ma questo episodio è l’esempio perfetto di come la burocrazia possa diventare un ostacolo per la crescita del settore. E compromettere seriamente ogni sforzo verso la destagionalizzazione. Danneggiando chi ha investito per prolungare l’occupazione, mantenere viva la Riviera romagnola e superare la logica della stagionalità limitata a 90 giorni». Chiosa Antonio Carasso, presidente di Promozione alberghiera, società di servizi turistici: «Quanto accaduto in questi giorni, tra bagni chiusi, non tutti però, e turisti disorientati, è un vero e proprio boomerang per Rimini e la riviera. Credo, perciò, pensando già a cosa potrebbe accadere il 20 aprile del 2025 in occasione della Pasqua, se sarà ancora in vigore questa ordinanza, che, per risolvere il problema della “tintarella sicura” in bassa stagione, si dovrebbe consentire al gestore del bagno titolare di brevetto di salvamento di aprire il proprio stabilimento. Fermo restando, ovviamente, che l’ordinanza così com’è è sbagliata e dannosa per la nostra economia».

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