Rimini, Roblas, il re del legno: così gli alberi morti diventano opere d’arte

Rimini

Intaglia sculture su alberi secchi e pietre. Dona una seconda vita a ciò che è destinato all’oblio e offre un singolare esempio di recupero di materiali di scarto. Si chiama Roberto Blasi, in arte Roblas, settant’anni il prossimo 13 giugno e non sentirli.

Le sue sculture sono disseminate tra Vergiano, Villa Verucchio e la pista ciclabile di Ponte Santa Maria Maddalena, in territorio di Novafeltria, senza dimenticare i massi scolpiti nella darsena a San Giuliano mare. Creazioni che sembrano un museo a cielo aperto inclusa l’ultima opera, realizzata in team su una quercia malata davanti alla chiesa di San Vito: rappresenta un Cristo crocifisso alto tre metri. Un tema, quello religioso, che affascina quest’artista anche se confessa con un sorriso di non applicarsi a dovere.

Nato a Rimini, Roblas vive nella frazione clementina di Sant’Ermete ed è un ex dipendente Enel, in pensione dal 2013. Proprio in quell’anno, oltre alla collezione di 400 bonsai, cominciò a coltivare la passione artistica fino ad allora sopita. «Una scommessa con me stesso - la definisce - che è partita dalla realizzazione di alcuni burattini di cartapesta».

Sorprese e contrattempi

Nel percorso non sono mancati i colpi di scena. Durante la pandemia, ad esempio, intagliò un albero secco lungo la pista ciclabile di Rimini che parte dal ponte di Tiberio. Tanti i complimenti ricevuti nell’occasione con un paio di tirate di orecchie e l’arrivo delle divise. Partirono delle verifiche incrociate e, una volta appurato che l’albero era morto, venne tagliato risparmiando però la sua creazione. Altra curiosità? Una scultura ricavata da un ciclopico masso d’arenaria (per spostarlo occorsero 6 uomini!) è stato portato via di notte con un caterpillar. Il dispiacere, in quel caso, ha lasciato il posto a un briciolo di orgoglio perché un furto d’arte è pur sempre la forma più autentica di ammirazione. Nessun dubbio sul compagno fedele che, come ribadisce, resta la casualità che crea forme superiori al talento.

Ad appoggiarlo nella sua passione è invece la famiglia, in primis i due figli che si sono distinti in vari sport e un nipotino che spegnerà la prima candelina a luglio. Difficile capire se seguirà le orme del nonno, mentre la certezza è che la vena artistica di Roblas richiama «moduli arcaici e un retrogusto quasi archeologico».

Un consiglio ai ragazzi

«Tutti - fa notare - hanno un bagaglio insperato di creatività. Ed è proprio nella fantasia che i giovani possono trovare serenità, infischiandosene dei giudizi e pensando solo a divertirsi. Anche da legnami insignificanti portati a riva dalle tempeste possono nascere capolavori, unendo ceramica, estro e rame». È il caso della testa del cavallo alato della mitologia greca, Pegaso, o di un pesce spada da cui esce una sirena «in una metamorfosi che - spiega - simboleggia l’inarrestabile fluire della vita. Una visione onirica rispetto a ciò che i nostri occhi sono abituati a vedere o immaginare».

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