Rimini. resta il blocco prescrizioni per i medici di base, Snami: “Così si paga per centinaia di esami”

Rimini

Stop ai medici di base per centinaia e centinaia di prescrizioni di esami, tutto fermo ed esplode il caos.

«Stanno accadendo cose preoccupanti nella sanità regionale. Che come sindacato stiamo combattendo con forza. L’altro giorno, ad esempio, abbiamo ricevuto dalla Regione il no definitivo a tutta una serie di prestazioni». Pietro Pesaresi, presidente dello Snami Rimini, sindacato nazionale autonomo medici italiani, lancia l’allarme. E lo fa sulla base di decisioni prese da alcune Ausl emiliano romagnole «per provare a ridurre “statisticamente” i tempi delle liste d’attesa, favorendo inevitabilmente le strutture private».

La clausola re-inserita

«Intanto – attacca Pesaresi – Bologna ci ha comunicato che, rispetto alla modifica introdotta a luglio che, di fatto, permetteva solo agli specialisti di prescrivere determinate prestazioni sanitarie che fino a giugno erano di appannaggio dei medici di base, nulla è cambiato. Dovranno, infatti, essere re-inserite da noi, ma con la clausola “prescrivibile solo dallo specialista”. Niente di nuovo sul fronte, dunque». La Regione in estate, a seguito delle proteste, aveva chiesti di fare un’analisi delle indagini che i medici di base ritenevano più opportuno reintrodurre. Ma poi nulla è cambiato. E a dimostrazione di questo, il rappresentante dei camici bianchi prova, in tempo reale, a prescrivere dal suo computer una prestazione. «Inserisco un esame del sangue per la prolattina spikes – dice -. E niente! La mia tastiera è ancora off limit, blocco totale, come per molti altri esami che fino a giugno potevamo prescrivere».

In ospedale ma non è facile

In ballo ci sono circa 2.100 prescrizioni che i medici di base non possono più fare. Con la conseguenza negativa, quindi, per il paziente, di doversi recare dallo specialista in ospedale o di rivolgersi alle strutture private accreditate. «Come dire – stigmatizza Pesaresi – o paghi e hai quello che ti serve in tempi rapidi, oppure vai all’Infermi per ottenere dal dottore del reparto la prescrizione, tenendo, però, presente che in corsia le attese sono bibliche: mesi e mesi».

La Regione nei mesi scorsi aveva spiegato che «tra le prestazioni non più prescrivibili direttamente dai medici di base ci sono 1.250 esami genetici e ad alta complessità, solitamente richiesti dopo una visita specialistica per sospetto oncologico o malattie rare», che rivendicava la scelta di affidare allo specialista la prescrizione diretta di questi esami, anche per garantire una maggiore continuità delle cure.

I tagli ma solo statistici

Ma per lo Snami è diverso: in sostanza, chi può tira fuori 100-150 euro, chi non può aspetta mesi prima di effettuare l’esame, se non addirittura non ci rinuncia. «Proprio così – conferma il medico-sindacalista -, Ma ci sono altri due stratagemmi che vorrei segnalare. E che puntano a ridurre statisticamente, a discapito del paziente, i tempi di attesa. Il primo, che ancora non è arrivato qui a Rimini, ma che altre Ausl dell’Emilia Romagna stanno adottando è quello del benefit anti-prescrizione». Un sistema che investirebbe non solo i farmaci, ma soprattutto gli esami diagnostici e le visite specialistiche. «Succede questo – spiega Pesaresi -. Così come accade, anche qui da noi, per alcuni farmaci, che meno ne prescrivi più l’Ausl ti riconosce un premio in denaro, in alcune aree della nostra regione questo riconoscimento economico viene elargito anche per gli esami. Meno ne ordini, meno liste di attesa si creano, più soldi incassi». Non dimentichiamo, infatti, che il medico di base è un libero professionista convenzionato con le Ausl del territorio dove opera. «Ripeto, qui da noi in Ausl Romagna questo sistema che interessa gli esami diagnostici non è ancora arrivato, ma siccome c’è il sentore che, prima o poi, possa accadere, come Snami teniamo le antenne belle dritte».

La riprenotazione e i “tagli”

Anche perché è in atto un altro espediente, che irrita, e non poco, il rappresentante Snami. «Certo – chiosa Pesaresi -. Si tratta della riprenotazione a scadenza-visita. Mi spiego. Uno specialista prescrive un esame diagnostico ad un paziente con impegnativa “D”, impegnativa che ha scadenza sei mesi. Rispetto ad un’attesa media di 15 mesi. Bene. Sapete cosa succede? Succede che pochi giorni prima dell’esame, l’Ospedale chiama il paziente e fissa la data, a breve, con un avvertimento: quello di farsi prescrivere dal medico di base una nuova impegnativa per quel giorno indicato, perché la precedente impegnativa rilasciata dallo specialista è ormai carta straccia. Risultato? Tempi di attesa ultra-tagliati nella statistica generale e, come per miracolo, l’attesa apparirà nei report statistici non più di 15 mesi, ma di pochi giorni».

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