RIMINI. Registra la conversazione tra il marito e il suo avvocato e la usa a suo favore durante la causa di separazione. A circa tre anni e mezzo dal fatto, lei, una 44enne riminese, è stata condannata a sei mesi di reclusione, pena sospesa, oltre che al risarcimento di 2.500 euro (più le spese processuali) poiché ritenuta responsabile del reato di interferenze illecite nella vita privata.
Il fatto che ha scatenato il casus belli risale al 3 giugno 2022, quando alla donna è arrivata una telefonata da parte del marito, un 50enne anche lui riminese. Pochi secondi le sono bastati per capire che la chiamata era partita per errore e che il consorte non aveva idea che lei stesse ascoltando la sua conversazione. In quel frangente, infatti, lui si trovava insieme al suo avvocato civilista per definire le strategie processuali da adottare nella successiva udienza finalizzata alla separazione. Rendendosi conto di quanto stava avvenendo dall’altro capo della “cornetta”, la donna ha preso un altro telefono e ha registrato il resto della chiamata.
Gli sviluppi
Nella successiva udienza, grazie alle conoscenze così apprese, la moglie si era dimostrata in effetti molto preparata rispetto a quanto presentato al giudice da parte del marito. Poco tempo dopo, a tutti, marito compreso, è risultato chiaro perché. La donna ha infatti inoltrato un file audio contenente la conversazione tra l’aspirante ex consorte e il legale a diversi soggetti, tra cui gli assistenti sociali, fino a che quella registrazione non è arrivata al marito stesso.
Così è scattata la denuncia per interferenze illecite nella vita privata, che ha portato al rinvio a giudizio della donna, come richiesto e ottenuto dalla Procura di Rimini.
La seconda causa
Nella causa penale il marito (ormai ex) si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Luca Greco.
Durante il processo sono state ascoltate diverse persone come testimoni, tra cui gli assistenti sociali a cui era stato inoltrato il file audio.
Nel corso delle udienze, inoltre, la moglie (difesa dall’avvocata Giovanna Frisella del foro di Modena) ha ammesso di avere risposto a quella chiamata partita accidentalmente e di avere registrato la conversazione. Alla fine dell’iter giudiziario il Tribunale l’ha ritenuta colpevole del reato di interferenze illecite, emettendo la condanna.