Rimini premia Cuaron: “Impossibile scappare da Fellini, lo porti addosso e non puoi che ringraziare”

Rimini

RIMINI. «È impossibile scappare da Fellini, te lo porti addosso e non puoi che ringraziare». Alfonso Cuaron - ieri a Rimini a ricevere il Premio Fellini – il riverbero felliniano lo rivede ancora oggi, a sette anni di distanza dal suo film autobiografico Roma, il suo Amarcord che gli valse nel 2018 Premio Oscar e Leone d’Oro a Venezia. «Quando ho realizzato Roma volevo essere completamente libero da ogni condizionamento e non ho guardato film per diverso tempo – ha raccontato il regista messicano incontrando ieri la stampa al Grand Hotel, prima della cerimonia di conferimento del Premio al Teatro Galli - Una volta finito però, rividi per la quinta o sesta volta La strada e mi sono accorto di quanto certi particolari di quel film mi fossero rimasti addosso. E poi Le notti di Cabiria, che ho rivisto nel personaggio di Cleo (la domestica protagonista di Roma, ndr)».

Quel riverbero felliniano torna a farsi sentire come un’onda, ed emoziona, mentre Cuaron si accomoda sulle poltrone in velluto del Grand Hotel, il Grand Hotel di Fellini. «Vedo il mare e vedo il Rex» esclama, e pazienza se fuori fa freddo e il mare non scintilla: il caldo arriva dal cuore. Arriva dall’amore per il cinema. E poi: «Come si chiama la donna? Ma sì, certo: Gradisca!». Par quasi di vederla scendere le scale, ora, guardando negli occhi il neo Premio Fellini Alfonso Cuaron.

Applausi al Galli

Al Teatro Galli la serata parte con un lungo applauso. Cuaron, che ha ricevuto il Premio Fellini dopo quattordici anni di assenza del riconoscimento, è accolto dal pubblico con calore e attenzione. Una serata delle grandi occasioni, aperta dall’assessore alla Cultura Michele Lari e chiusa dalla consegna del Premio da parte del sindaco Jamil Sadegholvaad. «Consegniamo al maestro Cuaron il vento di Rimini, quel vento che soffiava nei film di Fellini» ha esordito il sindaco consegnandogli la statuetta che raffigura il rinoceronte de E la nave va, simbolo del Museo Fellini, prima di leggere le motivazioni del Premio. Tra i punti di contatto con il cinema di Fellini, ricordati nelle motivazioni, si ricorda una attitudine in particolare: «L’attitudine che li avvicina è la capacità di guardare il mondo con la meraviglia della fanciullezza e della giovinezza, che ha consentito ad entrambi di trasformare i ricordi intimi e personali in memoria universale».

I ricordi del regista

«È un onore incredibile e più che un onore è un dono della vita – il ringraziamento del regista messicano al termine del conferimento del Premio - Questo rinoceronte rappresenta un abbraccio della vita, una validazione di tante cose». Tra le tante cose: «L’adolescente che andò in viaggio in Italia (Cuaron è stato anche sposato con una italiana, ndr), con i suoi conflitti e un tremendo senso della solitudine e per il quale il cinema è stato una specie di rifugio» ha confessato.

Le domande

La consegna del Premio Fellini a Cuaron è arrivata al termine di una chiacchierata a tutto campo con il direttore della Fondazione Cineteca di Bologna e coordinatore artistico del Premio Gian Luca Farinelli. Una chiacchierata partita da Hitchcock – e naturalmente Fellini – che ha ripercorso in lungo e in largo la carriera del regista. «Avevo sette/otto anni e una sera guardando la tv in un’ora tarda insieme a mio cugino vidi un film che era solo per adulti» ha rivelato Cuaron che tra i film di Fellini visti da bambino ha ricordato nei giorni scorsi anche Le tentazioni del dottor Antonio e il refrain “Bevete più latte” rimasto nella memoria. «Potete immaginare come la mia fantasia potesse accendersi. Questo mi ha aperto la porta ad una esplorazione del cinema» che non lo ha più lasciato. Ad intervallare l’incontro con Farinelli anche un paio di domande rivolte al regista da giovani appassionate di cinema. Isabella Pieroni, che ha chiesto dell’importanza delle origini, delle radici per la creatività del regista: «Non puoi separare la terra, le radici – ha risposto Cuaron – Facciamo film per sapere chi siamo» e la risposta può solo arrivare riconnettendosi con le proprie radici.

«Per me la nascita di un film è un mistero» ha quindi rivelato. Mentre rispondendo invece a una domanda di Alice Molari sul ruolo delle piattaforme streaming (la notizia del momento è in tutto il mondo l’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix) ha ricordato che con il colosso dello streaming «io ebbi la possibilità di distribuire il mio film Roma in tutto il mondo».

Oggi Cuaron sarà a Bologna, al Cinema Modernissimo con il film Roma (ore 21) mentre nel pomeriggio (ore 18) presenterà anche il film Jonas che avrà vent’anni nel 2000 di Alain Tanner, regista oggi quasi dimenticato, un “film del cuore” che proprio il regista messicano sta contribuendo a riscoprire.

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