Rimini. Petizione dei residenti: «No al nuovo mercato ittico, il progetto deturpa un’area ancora verde»

Rimini

Cento firme contro il progetto del nuovo mercato ittico. I residenti di via Sinistra del porto, dove sorgerà la struttura da 5500 metri quadri, hanno iniziato la loro crociata. La raccolta di firme è stata inviata venerdì scorso al municipio tramite Pec e di seguito presentata anche a mano, ieri, una volta protocollata. «La nostra è una delle poche aree ancora verdi e tranquille - spiega una residente, tra i firmatari della petizione - ma questo progetto, che è basato su un’idea risalente a oltre dieci anni fa, la deturperà facendola sprofondare nel traffico. Senza contare il cambiamento climatico in corso che, seppur in modo lieve, ha toccato anche Rimini con vari allagamenti. Da qui l’urgenza di non impermeabilizzare le poche aree verdi rimaste». Nell’ultima commissione consiliare, registrata a luglio, sarebbe inoltre emerso che nella zona «c’è un capannone storico che risulterebbe tutelato dalla Soprintendenza». Altra nota dolente? Secondo i residenti non si ha ancora contezza di quel che sarà, da qui la richiesta di un confronto in municipio.

I dettagli

Il mercato ittico al momento sorge in via Leurini, a distanza di circa 400 metri dal punto individuato per il “trasloco”, dietro alla guardia costiera. Sul piatto fondi per 9 milioni di euro di cui 7 dal ministero dell’Agricoltura tramite fondi europei, come il Feampa (Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura), grazie alla partecipazione del Comune ad un bando dello stesso ministero e due milioni dall’amministrazione comunale di Rimini). I lavori, stando alle contestazioni, dovevano finire entro il 2023 così, afferma la residente, il cantiere sarebbe stato scandito in due stralci, col primo concluso nel 2023 costruendo un parcheggio ancora chiuso. Quanto al cantiere che partirà entro la fine del 2025, prevede una struttura dotata di sala d’aste e spazi per valorizzare il pescato locale.

Il j’accuse

«Il rischio - accusa la residente - è quello di costruire una cattedrale nel deserto, considerando che negli ultimi 20 anni sono stati cancellati dalla Capitaneria di porto 90 pescherecci e che ora ne restano 78 di cui solo 50 portano il pesce al mercato ittico, con un calo del 53%. Tradotto: il progetto risponde a un’impellente necessità del settore o nasce solo dalla possibilità di intercettare fondi?». Altra perplessità? «Davvero - si chiede la cittadina - sono indispensabili servizi, come altri ristoranti e sale per formare i pescatori, o non costerebbe meno affittare uno dei tanti locali sfitti in città?». Suona tutto anacronistico, ribadisce, in un’epoca in cui l’Unione Europea aumenta la giornate di fermo pesca per ridurre la pressione delle risorse ittiche e consentire loro di rigenerarsi.

Le lamentele affonderebbero le radici anche nell’osservazione dell’attuale mercato. «Mi sono recata sul posto alle 5 del mattino, - spiega ancora - restando frastornata da traffico e rumori. La nostra è una strada chiusa, da dove passeranno i veicoli considerando che dovrebbero giungere sul luogo anche altre marinerie? Si parla tanto di ristrutturare senza costruire ex novo e poi - accusa - si scopre che sono tutte parole al vento». La scelta, insiste la residente, pare controcorrente visto che un mercato ittico storico, quello di Chioggia, sarà trasferito nell’entroterra per sgravare un’area centrale dai mezzi pesanti e dai problemi della logistica. «Da noi andiamo in controtendenza - polemizza - e del resto dal vialetto pedonale che si snoda nei pressi del futuro mercato, diretto alla darsena, nel novembre 2023 sono state divelte tutte le piante, dagli oleandri alle acacie, senza nemmeno avvertirci - dichiara -. Non abbiamo avuto neppure il tempo di protestare. Andrà così anche stavolta?».

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