Rimini, per gestire il teatro Galli si va verso una Fondazione

Una Fondazione nel futuro del teatro Galli di Rimini. L’amministrazione comunale ci pensa e se il percorso è solo all’inizio, il direttore artistico Giancarlo Piscaglia auspica che entro “un annetto” sia presa la decisione. Il tema viene affrontato questa mattina in commissione dove viene fatto il punto sui numeri dell’infrastruttura restituita alla città nel 2018. Come precisa l’assessore alla Cultura Michele Lari, “valutiamo la fattibilità di una gestione non diretta del Comune attraverso uno studio di fattibilità, se sia una strada percorribile”.
D’altronde il Galli è incanalato nel percorso per diventare un teatro tradizionale, per il quale, chiosa l’assessore Lari, dopo i “segnali positivi” dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano se ne aspettano di simili dal successore Alessandro Giuli. E sui 27 teatri tradizionali italiani solo tre sono a gestione diretta. Un tipo di gestione, aggiunge Piscaglia, “impossibile per il teatro d’oggi”. Le due opzioni vedono l’attribuzione dell’immobile o meno, ma comunque sarebbe partecipata almeno al 90% da Palazzo Garampi. “Speriamo succeda in un annetto, ma da convincere ci sono anche i dipendenti”, mette in luce.
I numeri della gestione
Nel merito dei numeri, il Galli ospita le stagioni di prosa, di lirica e la Sagra malatestiana, oltre a una serie di eventi collaterali, comprese cene ed eventi aziendali, e tutta l’attività in precedenza al Teatro Novelli. Dando anche largo spazio ai giovani e agli artisti locali, grazie al “circolo virtuoso” con le realtà riminesi che si occupano di formazione musicale. Nel 2023 la prosa ha registrato spese per 377.000 euro ed entrate per 329.000, tra biglietti e contributi pubblici e privati, con 1.271 abbonamenti in crescita del 20% sul 2022.
Nel 2024 per la lirica spese per 481.000 euro e incassi per 188.000 e per la Sagra malatestiana, in 10 mesi, spese per quasi 850.000 euro e incassi per 600.000. Numeri “in linea” con le altre realtà.
Nel 2023, sottolinea l’assessore Lari, ci sono stati anche 132 eventi collaterali e oltre 116.000 presenze, visite escluse: il Galli è insomma “un corpo vivo della città”, con tanto di rito delle file per incontrarsi, parlare e perché no litigare, aperto a tante attività come masterclass, visite guidate, residenze artistiche e cene. E c’è “grande richiesta” in particolare per la sala Ressi.
Si cura dunque anche il rapporto “dentro-fuori” come auspicano i consiglieri. Sul fronte della lirica, continua Piscaglia, il Galli si avvale della collaborazione con la Fondazione Ravenna manifestazioni ed è comunque nel circuito dei sei teatri tradizionali regionali: riceve dunque da Viale Aldo Moro lo stesso contributo, che è invece inferiore da parte dello Stato. La programmazione avviene con le coproduzioni sulla base del fondo regionale da un milione di euro. Per la programmazione musicale della Sagra ci sono invece dei criteri che spaziano dai risultati del botteghino alla qualità fino allo spazio ai giovani. Per loro c’è poi il progetto Mentore che da 18 anni “fa adottare” artisti esordienti a un gruppo di sponsor. Così come nuove opportunità di lavoro. Per le maschere il servizio è appaltato nel rispetto delle norme sui contratti per tre anni, mentre un gruppo di tecnici è stato assunto a tempo indeterminato ma non è sufficiente e ci si affida a cooperative di servizio.