Rimini. «Noi infermieri minacciati dai pazienti e i loro familiari»

Rimini

«Il clima di violenza lo respiriamo tutti i giorni, anche nei reparti interni». Quello che l’infermiere Gianluca Gridelli, segretario provinciale di Nursing up, intende sottolineare è che non sono solo gli operatori del 118, o medici e infermieri del Pronto soccorso, a doversi interfacciare con la maleducazione, per usare un eufemismo, dei pazienti, «e anche dei loro familiari». Nei reparti, infatti, «soprattutto quelli a maggiore popolazione, come Geriatria e Medicina interna», insulti, minacce e atteggiamenti vessatori sono all’ordine del giorno. E bersaglio più frequente sono le infermiere: «In quanto donne - spiega - più facilmente si trovano a essere destinatarie di epiteti sessisti e comportamenti prevaricatori». Una situazione in costante peggioramento che, inoltre, non è figlia degli ultimi anni. «Ci battiamo da una decina di anni e già nel 2019 - spiega Gridelli - avevamo organizzato manifestazioni per richiedere la presenza assidua, a scopo deterrente, di operatori di polizia in ospedale, all’interno della struttura». La postazione interna oggi non c’è, ma è attivo un collegamento 24 ore su 24 con polizia e carabinieri, «molto utile», riconosce, «ma la nostra richiesta, inoltrata al ministero dell’Interno, è che venga posizionato proprio dentro l’ospedale, perché vedere le divise tra i reparti e in pronto soccorso permetterebbe di prevenire le aggressioni, evitandole». Il 20 novembre a Roma, insieme a ad Anaao e Cimo, sindacati dei medici ospedalieri, è in programma una manifestazione sui temi della sicurezza degli operatori sanitari.

Il paziente violento

«Non c’è un identikit del paziente aggressivo e violento, a volte - spiega il sindacalista e infermiere - sono i più insospettabili a uscirsene con minacce, parolacce e imprecazioni. Capita anche che lo facciano gli anziani, a volte i giovani, italiani o stranieri indistintamente, ma di certo anche i familiari dei ricoverati, magari sullo slancio dello “spirito da crocerossina”, diventano petulanti con noi, senza rendersi conto che il carico sul singolo infermiere è di ben 15 pazienti, quando le linee guida europee stabiliscono che dovrebbe essere di uno a sei». E quel che è peggio, sottolinea Gridelli, è che «si è passati dall’essere eroi durante il Covid, allo sfogatoio dell’insoddisfazione della gente per il fatto di indossare una divisa. Si pensi che in Ausl Romagna c’è un modulo apposito per segnalare la violenza verbale ricevuta dai pazienti, ma siamo talmente rassegnati che non lo compiliamo più».

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