Rimini, “noi in moto tra pali, spigoli e guardrail ghigliottina”: l’allarme di Marco Guidarini, presidente Ami

Rimini

Fermare le stragi dei guardrail. È la crociata condotta da vent’anni da Marco Guidarini medico, traumatologo ma anche istruttore di guida sicura e presidente dell’Ami (Associazione motociclisti incolumi) fondata nel 2003 per prevenire gli incidenti stradali e diffondere una cultura della sicurezza.

Guidarini si è trasferito in Romagna nel 2020.

«Troppi mazzi di fiori vengono depositati ai margini delle strade da genitori che hanno perso figli». Questo l’assioma da cui il doc parte.

Dottor Guidarini, quando è iniziata la sua passione per le moto?

«Ad appena 8 anni acquistavo riviste di motociclismo per sognare sulle gesta di piloti leggendari, finché il meccanico del paese, dove mio padre era medico condotto, mi portò in Umbria a vedere la prima gara di motocross. Gli dissi che sarebbe stato lo sport della mia vita e ho mantenuto la promessa. Ho cominciato con la bici rompendo almeno cinque telai perché scendevo per gli scavafossi in discesa (ride, ndr). Credo di aver inventato io il downhill. Cresciuto poi nel motocross agonistico, nel 1989 ho seguito come medico motociclista il “Tour della Tunisia con Deltaplani a Motore” e poi il tour in Marocco, ex-Yugoslavia, Spagna altri Paesi europei. Ora corro nel campionato Civ dove ho ottenuto il terzo posto nel 2021 e il quinto nel 2022, sempre nella categoria classic».

Quali sono le maggiori cause di incidenti stradali?

«Paradossalmente sono le strade costruite contro ogni criterio di ergonomia. Da anni all’estero si costruiscono le cosiddette forgiving roads (cioè carreggiate che perdonano l’errore umano) ma l’Italia è molto indietro su questo fronte. Basti pensare agli ostacoli fissi o puntiformi e agli spigoli taglienti che costeggiano le nostre arterie stradali. Persino cadere dalla bici a pochi chilometri orari e sbattere la testa contro uno spigolo vivo può costare la vita».

Un nemico insospettabile?

«I guardrail, tristemente ribattezzati ghigliottina. Basta una macchia di gasolio sulla carreggiata o un colpo di sonno per finirci sotto, rimanendo amputati o uccisi. E nel mio lavoro, purtroppo, ho visto giovani divisi in tre pezzi. Neanche a 40 chilometri orari c’è possibilità di scampo. I progettisti dovrebbero, quindi, realizzare guardrail con protezioni salva motociclisti nella parte inferiore, proprio come fa la Spagna, dopo la protesta lanciata dal campione spagnolo di MotoGp, Dani Pedrosa, che sventoló una bandiera contro i “guardarrailes asesinos” al termine del Gp di Catalunya nel 2008. L’assurdo è che in aeronautica si impara dagli incidenti ma le strade, purtroppo, sembrano non insegnare mai nulla».

Cioè?

«Per una prevenzione seria, vanno analizzate sia le cause degli incidenti che delle lesioni. Cosa che non viene mai fatta ma che, a mio avviso, eviterebbe oltre il 50% delle vittime a fronte di 3.100 morti ogni anno. I decessi sono causati da circa 10 dinamiche che si ripetono migliaia di volte».

La velocità è un nemico?

«Raccomando sempre di rispettare il codice della strada, che non è una pista, ma la velocità, ricordiamocelo, causa incidenti non lesioni. I piloti che cadono a 300 all’ora al Mugello si rialzano dopo un giro in “lavatrice”, purché non trovino ostacoli fissi sulla loro traiettoria, invece sulle strade si muore anche a velocità minima se ci si schianta contro un segnale di pericolo generico, dove il pericolo per assurdo diventa la sua installazione all’interno di una curva. Stesso discorso per lampioni o alberi».

La primavera è alle porte e molti saliranno di nuovo in sella.

«Il binomio bella stagione e due ruote è naturale ma non bisogna abbassare la guardia. Con la primavera aumenta il traffico e il desiderio di frequentare strade anche poco conosciute o rovinate dall’inverno».

È autore del volume “Una Guida per Chi guida”, tiene conferenze nelle scuole e nel 2012 ha fondato la Ami Riding School per diffondere la cultura motociclistica improntata alla sicurezza. Cosa resta da fare?

«Una maggiore educazione alla guida sicura, fin da piccoli. In troppi non sanno, ad esempio, che il pedone deve tenere la sinistra o che va mantenuta la cosiddetta riserva di sicurezza, cioè il margine di distanza, velocità e aderenza che al di là dei limiti dei codici stradali ognuno di noi dovrebbe mantenere».

Cosa è indispensabile a un motociclista per partire tranquillo?

«Un casco integrale il cui costo di partenza si aggira sui 150 euro nonché il paraschiena che si trova un vendita già a 70. Ricordo infine che il casco non va cambiato solo dopo ammaccature o incidenti ma ogni tre anni circa».

L’asfalto gioca un ruolo nelle tragedie?

«Un fondo stradale ammalorato causa sinistri. In gergo l’attrito tra pneumatico e asfalto si chiama cat (coefficiente di attrito trasversale) e dipende per circa il 60% dalla qualità dell’asfalto e per un 40% dallo stato del pneumatico. Tradotto: neanche pneumatici nuovi tengono sull’asfalto rovinato, specie in caso di pioggia, quando si verifica Il fenomeno dell’aquaplaning (il galleggiamento del veicolo su uno strato d’acqua che si è raccolto sul fondo stradale, ndr). Ecco perché in Germania e Francia, dopo un disastro, i periti valutano anche lo stato del manto stradale, non solo le condizioni psicofisiche di chi era al volante».

Cos’è pericoloso nella mentalità odierna?

«Il fatalismo. Della serie se deve succedere, allora accadrà. Se questo modo di pensare avesse attecchito in medicina, nel 2024 si morirebbe ancora di appendicite».

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