Rimini. Negozi a caccia di commessi. I sindacati: orari massacranti

Rimini

«Orari massacranti, compensi non all’altezza delle rinunce e zero ammortizzatori sociali». Nei negozi riminesi è caccia ai commessi per queste festività e anche con l’avvio dei saldi. Sulle vetrine continuano a spuntare cartelli che cercano disperatamente personale ma la chiamata alle armi continua a fare cilecca.

I cartelli appesi

La premessa, come spiegano dal Centro per l’impiego di Rimini, è che le richieste per diventare “aiutanti di Babbo Natale” «non sono passate attraverso i canali ufficiali», ma si sono materializzate con il fai da te, «sotto forma di cartelli appesi ovunque, oltre al tam tam dei social che culmina nel più tradizionale passaparola tra parenti, conoscenti e amici». Ad aprire una riflessione sul tema è il segretario generale Cisl Romagna, Francesco Marinelli che nota «quanto l’approccio al lavoro sia cambiato negli ultimi anni. Motivo per cui, dietro la penuria di dipendenti per lavori temporanei, non risiede una sola motivazione: i giovani, in primis, danno più peso di una volta al tempo libero. Chi ha un part time, al contrario, è più disposto a svolgere un secondo lavoro, meglio se limitato ad un periodo ristretto come, per l’appunto, quello delle festività, ad esempio».

Ombre e luci

Ma diamo un’occhiata agli stipendi dei commessi nel Riminese. Dati alla mano, dopo il rinnovo dei contratti siglato nel 2024, il segretario di categoria Fisascat Cisl Romagna, Gianluca Bagnolini calcola «circa 1500 euro lordi, al netto quindi di tasse e contributi, per almeno quindici giorni, beninteso sul tempo pieno, comprendendo nella cifra anche il rateo di tredicesima, quattordicesima e Tfr (Trattamento fine rapporto, ndr), oltre a ferie e permessi non goduti». Ma, a quanto pare, i numeri non bastano a invertire la rotta, specie se in ballo non c’è il tempo pieno. A scoraggiare le nuove leve sarebbero «anche gli orari serrati, che sacrificano le feste comandate e i ritrovi in famiglia». Lo rimarca Daniela Giorgini della Uil-Tucs. «Ormai chiunque fatica a accettare una finestra temporale limitata a una o due settimane di lavoro – premette -. Il commercio è diventato il turismo di una volta, perché spesso non c’è un limite orario e le domeniche sono diventate le giornate più impegnative».

Brevi periodi

A insistere sulla mancanza di ammortizzatori sociali, che ancorino le persone a una filiera, è Francesco Guitto, segretario generale della Filcams Cgil settore terziario. La gente non può stare senza reddito e quindi, anziché lavorare per brevi periodi, sceglie altri mestieri. «Dove sono finite - si chiede Guitto - le migliaia di giovani che stavano sul divano pagati a reddito di cittadinanza? E, finita la Naspi (indennità mensile di disoccupazione), chi dovrebbe rimanere a casa ad aspettare la telefonata, per lavorare poco più di due settimane? Non è così che si moltiplicano i lavoratori – dice - serve una seria riforma della Naspi che introduca una fattispecie stagionale, aumentandone la durata per il turismo e collegandola a specifici strumenti di politiche attive».

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