Rimini «Moschea al grattacielo? Una follia». I condòmini: già problemi di sicurezza e sovraffollamento

«Una moschea al grattacielo? La ritengo una follia». Alessia Lea Di Rago, residente al settimo piano del colosso di viale Principe Amedeo, non ha remore nell’esprimersi. E come lei molti altri condomini del grattacielo. «Il 90% dei pareri emersi è negativo - racconta Annibale Osti, milanese in procinto di trasferirsi in un appartamento degli ultimi piani della struttura -. Si temono problemi di ordine pubblico e di sicurezza, che già ci sono». Pur di evitare la deriva, una parte dei residenti scende in campo e azzarda la proposta: «L’immobile? Lo prendiamo noi!».
Fuori dal grattacielo.
È una voce da cui si levano poche dissonanze, quella dei condomini del grattacielo di Rimini. Il luogo dove, pochi giorni fa, si era ipotizzato di poter trasferire la sede della moschea di corso Giovanni XXIII, gravata dal troppo afflusso di fedeli. Anche se l’assessora alla Pianificazione territoriale Roberta Frisoni ha già contribuito a far chiarezza sulla questione - puntualizzando che «i luoghi di culto, secondo il regolamento urbanistico, possono insediarsi solo in edifici nei quali non siano presenti altri tipi d’uso» -, la bomba è ormai scoppiata. Gli abitanti dell’edificio, punti sul vivo, partono al contrattacco. «Siamo già costretti a pagare una guardia esterna per risolvere i problemi di sicurezza - ricorda Di Rago -. L’idea che il grattacielo divenga un luogo in cui si ritrovino così tante persone mi turba. E poi, il ritmo di preghiera dei fedeli musulmani è piuttosto serrato. Parliamo di cinque volte al giorno. Si creerebbe un casino impensabile».
Riflessioni, le sue, condivise anche da Rita Rocchetti, condomina del 15° piano, che abita al grattacielo da quattro anni. «Qui il degrado avanza, nonostante le dovute segnalazioni - lamenta -. E poi, queste persone si trasferirebbero qui perché nell’altra sede stanno strette, ma stiamo già stretti noi. Lo ritengo inopportuna». Non manca, Rocchetti, di indirizzare un appello direttamente al Comune: «Dovrebbe attivarsi per trovare un’alternativa». Francesco Grosso, che da otto anni risiede al 19° piano del grattacielo, le fa eco: «Il grattacielo ha una densità abitativa notevole, con circa una ventina di etnie che convivono. Luoghi come quelli di culto, a prescindere dal fatto che si tratti di una moschea, portano con sé problemi di ordine pubblico e di sovraffollamento. Aggiungere altro carico all’edificio? Anche no».
«Lo compriamo noi»
Non solo proteste, ma anche soluzioni. Come svela Alessia Lea Di Rago, nel gruppo whatsapp dei condomini è stata avanzata la proposta - accolta da parte degli interessati - di affittare o addirittura acquistare lo stabile. «Potrebbe divenire un ufficio, un’area comune, persino una palestra», argomenta. A spalleggiarla è Raffaella Vaccari, vicina di casa: «Sono anni che sogniamo una palestra nell’edificio». E come lei molti altri condomini: «Affittarlo o acquistarlo? Perché no».
Giorgio Brondi, comproprietario dell’immobile di viale Principe Amedeo, non si tira certo indietro: «Siamo aperti ad ogni soluzione. Se ci sono persone interessate devono solo contattarmi».