Rimini, molestie degli Alpini: "Non una di meno" prepara azione legale

Rimini

Oltre 160 racconti dei fatti delle molestie subite. Oltre 500 segnalazioni di molestie. L'associazione "Non una di meno" sta raccogliendo tutte le segnalazioni, i video e le foto dei presunti episodi di molestie durante l'Adunata nazionale degli Alpini, per "valutare la procedura legale più opportuna da adottare collettivamente". Come spiega sui social, "non consideriamo necessario che ci siano delle denunce per credere alla verità delle molestie, sappiamo che sono accadute, molte più di quelle che sono arrivate a noi". Tuttavia, proprio le denunce "possono essere uno strumento in più perché le molestie che si ripetono a ogni adunata non possano essere ignorate come in passato". Così l'associazione mette "a disposizione di chiunque voglia denunciare un supporto legale", condividendo le linee guida per farlo in autonomia. Da qui l'appello inviare materiali all'e-mail nonunadimeno.rimini@gmail.com le informazioni per presentare una denuncia in autonomia suggeriscono di avere con sè una memoria di supporto scritta a computer con dati anagrafici percorso fatto e luogo in cui è accaduto il fatto, descrizione dell'autore e di gesti e parole, data e ora, eventuali testimoni e foto, video, messaggi o chiamate che aiutino a ricordare e che possano essere visualizzati ed eventualmente utilizzati come prove.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza

Anche il coordinamento dei centri antiviolenza è intervenuto sul week-end riminese: "150 tra molestie e violenze in un fine settimana. A Rimini, durante l'oceanica adunata degli Alpini. Una cifra enorme, se si pensa a quante non hanno segnalato perché non sapevano che si potesse farlo su una pagina dedicata, perché volevano dimenticare e basta; perché, come capita spesso in questi casi, provano vergogna come se fosse colpa loro. Il Centro Antiviolenza “Rompi il Silenzio ODV” e Non Una Di Meno Rimini ha saputo dare voce a questa violenza, ha dato spazio a tante donne e ragazze per trovare una voce comune, un grido di protesta a cui ci uniamo in sorellanza e solidarietà

Non era difficile prevedere questa violenza: in occasione della precedente adunata, a Trento, era accaduto più o meno lo stesso. La violenza che nel gruppo si ammanta di ‘goliardia’, le donne che scoprono improvvisamente ostili le loro strade. Donne pesantemente apostrofate che fingono un sorriso mentre si allontanano in fretta pregando di non essere seguite. Donne molestate fisicamente, donne spaventate. Ragazze che cercano rifugio nei portoni rimasti aperti.

E la mattina dopo, a raduno finito, è anche peggio. Difese d'ufficio dell'intero corpo degli Alpini che nessuna si è mai sognato di accusare in quanto tale, o della manifestazione stessa, che c'entra ancora meno. Non è stare in un gruppo, per quanto nutrito, che legittima la violenza di branco. Non è un'adunata che di per sé determina lo scatenarsi della bestialità.

Questa violenza è profondamente inscritta nella cultura quotidiana di tutte e di tutti. Il maschilismo patriarcale più bieco non è solo di quegli Alpini. È di quei cittadini che minimizzano e negano, protestando per la "brutta figura" che farebbe la città o, in alternativa, che farebbe il corpo degli Alpini. Come ci risuona, tutto questo, come ci attraversa. “I panni sporchi si lavano sempre in famiglia…svergognata che non sei altro. Come si permette la Tua libertà, come osa la Tua dignità rovinarci la festa”.

Conosciamo questa canzone. Ce l'hanno cantata fin troppe volte. Ma è ora di respingerla al mittente. Non c'è nulla che valga la libertà e la serenità di una sola donna, figuriamoci di 150. E i Centri Antiviolenza dell'Emilia-Romagna sono qui, come sempre, a sostenere le donne. Guastafeste per altre guastafeste. Insieme".

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