Rimini, minaccia l'ex amante della moglie: "Dammi 10mila euro"

Rimini

RIMINI. Ha cercato di farsi dare diecimila euro dall’amante della moglie a titolo di risarcimento per la sua storia sentimentale andata in frantumi e in vista delle spese che avrebbe dovuto affrontare da solo in caso di divorzio. Un uomo di 37 anni, domiciliato a Rimini, sarà processato con l’accusa di tentata estorsione. Il pubblico ministero Davide Ercolani, convinto dell’evidenza della prova, ha chiesto nei suoi confronti il giudizio immediato (l’imputato è difeso dall’avvocato Giovanna Ollà).

L’uomo, che non è sottoposto a misura cautelare, è accusato di aver minacciato pesantemente, anche per interposta persona, un commesso riminese che avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale con sua moglie. In particolare il marito tradito pretendeva dall’amante di lei un risarcimento di diecimila euro. Un conteggio, per chiudere la partita almeno con lui, nel quale per sua stessa ammissione calcolava oltre al danno morale anche le spese che avrebbe dovuto sostenere di lì in avanti da solo, mutuo compreso.

Invece di rivolgersi a un legale (come si vedrà più avanti la storia del “rimborso” economico è meno assurda per la legge di quanto si possa credere”) l’uomo si è presentato sul posto di lavoro del rivale. La prima volta si è presentato di persona in negozio, ha simulato uno schiaffo e gli è saltato a piedi pari su un piede. Scoperta la tresca, voleva vederlo di persona. Poi ha cominciato a tempestarlo di messaggi minatori. Un giorno lo ha aspettato vicino alla macchina, nel parcheggio: «Non dovevi fare quello che hai fatto, io sono buono, pensa che certi miei amici ti volevano spaccare le gambe, so dove abiti, so chi è la tua morosa, so come si chiamano i tuoi familiari. Se tu mi dai diecimila euro la finiamo qui: me li dai un po’ alla volta, da qui a un anno».

L’intervento dei carabinieri di Riccione ha impedito la consegna della prima rata, fissata per luglio. E il risarcimento in sede legale? Un eventuale tradimento, stando alla giurisprudenza, non è sufficiente di per sé a giustificare una richiesta danni, ma rischia invece di essere condannato al pagamento di una somma di denaro l’amante che si vanti pubblicamente (sui social, al bar, sul luogo di lavoro) di avere una relazione con una persona sposata. Se la storia rimane riservata non si ravvisa la lesione di un diritto della persona, garantito dalla Costituzione, come la dignità dell’altro coniuge.

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