Rimini, manca il personale. Il titolare della catena di gelaterie: “In due mesi una sola candidata e mi ha detto: io sto a casa il sabato e domenica”

Rimini

«In due mesi ho ricevuto solo una candidatura e al colloquio la prima cosa che la ragazza mi ha detto è stata: “Il sabato e la domenica voglio stare a casa”». Ci ride su, Giovanni Occhialini, titolare della catena di gelaterie artigianali Campi di fragole, con punti vendita anche nelle Marche e in Lombardia, che da un paio di mesi è alla ricerca di una persona da aggiungere al suo staff in viale Ceccarini. La ricerca, però, nonostante gli annunci sui social, le stories su Instagram e un’attenzione «al benessere dei miei collaboratori che ho sempre messo al primo posto», non sta dando esito. «In questo momento - aggiunge, sempre senza perdere il sorriso - mi sono messo io in prima persona a lavorare per coprire i turni, altrimenti non ce la faremmo».

Si era mai trovato in questa situazione’?

«Sinceramente mai. Da dopo il Covid le cose hanno iniziato a cambiare, è diventato sempre più difficile trovare ragazzi da assumere perché suppongo abbiano tutti rivalutato l’importanza del tempo e la qualità di vita. Questa cosa di non voler lavorare nel week end non mi era mai capitata di sentirla dire nei colloqui. E nell’ultimo periodo è peggiorata nettamente,soprattutto per quanto riguarda Riccione e le Marche. In Lombardia, dove abbiamo negozi in montagna, ad esempio a Ponte di legno, lì non ci sono problemi, abbiamo trovato personale senza difficoltà”.

Quando ha aperto la sua attività?

«La prima gelateria la aprii in viale Veneto il 4 aprile 1996. E’ tanto che sono sono nel settore e mi sono sempre dato punti fermi: fare tutto in regola, trattare bene i miei dipendenti che io chiamo collaboratori, cercare di venire incontro alle esigenze, anche spostando i giorni di riposo in caso di eventi importanti, e cercando di “aggiustarci” anche chiamando rinforzi dalle altre nostre gelaterie: da Riccione a Tavullia e viceversa, in caso di bisogno».

Quest’anno cos’è andato storto?

«Due miei storici collaboratori si sono dimessi perché hanno trovato il lavoro che sognavano da tempo, e a oggi, in viale Ceccarini, dove abbiamo più bisogno di persone per il continuo via vai - che nei prossimi mesi aumenterà sempre di più - e di conseguenza i tantissimi coni da fare - siamo rimasti in 5. Dovremmo essere almeno in 6 per coprire i turni e quindi io sono obbligato a inserirmi nelle turnazioni. Devo ammettere: per alcuni aspetti è una cosa positiva: riesco a curare il rapporto con i clienti, mi vedono... però da manager ho tantissime questioni da seguire, e una famiglia a casa. Ad esempio stamattina (l’altro ieri, ndr) sono arrivato in gelateria alle 6, ho finito alle 8, ho preso il treno e sono andato a Fano e Fossombrone. Alle 16 sono tornato a Riccione e la stasera dovrò sicuramente tornare in negozio per fare un paio di ore. Ancora ci rido su, ma è il 25 giugno. Quando sarà luglio non voglio immaginare. E non mi dispiace solo per lo stress che inevitabilmente si riverbera su tutti, con la fila in gelateria e in pochi a fare i coni. Ma anche per i clienti, ai quali non possiamo dedicare tutte le attenzioni che normalmente rivolgiamo loro “raccontandogli” il gelato e la storia che c’è dietro gli ingredienti”».

Come sta gestendo la ricerca di personale?

«Non mi piace attaccare il cartello “personale cercasi”, per cui questa cosa l’ho evitata. Sto utilizzando di più i social, anche per mostrare in che tipo di ambiente si andrebbero a inserire: siamo in viale Ceccarini, è un palco, la gente ti riconosce, sei in mezzo alle persone e imparare ad avere i contatti con il pubblico è fondamentale per la crescita di un ragazzo o una ragazza. Dà soddisfazione, è un’opportunità per la vita. Quando, all’inizio, i miei due collaboratori che se ne sono andati mi hanno detto che lasciavano ho pensato “Beh dai, si trova sempre”. Poi ho capito che mi sbagliavo. E non lo nego: è molto frustrante».

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