Rimini. Maltrattamenti in famiglia, avvocato a processo. Chiesta condanna di 5 anni e 6 mesi

E’ ancora detenuto nel carcere di Ancona l’avvocato di 48 anni di origine napoletane iscritto al Foro di Rimini (sospeso nel settembre del 2024) e arrestato nel febbraio dello stesso anno per maltrattamenti in famiglia. Lunedì pomeriggio la penultima udienza che lo vede sul banco degli imputati per i maltrattamenti nei confronti della moglie. Formulate le richieste di pena da parte del sostituto procuratore Annadomenica Gallucci di 5 anni e 6 mesi di reclusione. Poi l’udienza è stata rinviata a lunedì prossimo per le repliche. Il 48enne è difeso dall’avvocato Alessandro Buscemi.
I carabinieri
Secondo le accuse e le testimonianze ribadite nel corso del processo, per la moglie erano spesso botte, strattoni, sputi in faccia. Una prevaricazione finita solo con l’intervento dei carabinieri di Riccione che lo avevano arrestato e accompagnato ai Casetti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vinicio Cantarini. Come è emerso nel corso del dibattimento davanti al Tribunale collegiale di Rimini la vittima, spaventata a morte dalla possibile reazione del marito, avrebbe infatti spesso negato le violenze subite, arrivando a smentirle anche davanti a vistosi lividi sulle braccia e sulle gambe. Davanti ai giudici però ha trovato il coraggio di raccontare tutta la verità.
Le violenze
L’indagine e le prime segnalazioni erano partite infatti da alcuni vicini di casa che vedevano spesso la donna in forte stato di prostrazione dopo le litigate con il marito. Le indagini dei carabinieri avevano quindi portato alla luce una situazione di estrema gravità con violenze quasi quotidiane, che costringevano la donna a vivere in uno stato di ansia e terrore perenne, con conseguenze anche sul piano psicologico. Schiaffi in faccia, umiliazioni, spintoni e strattoni attraverso cui l’uomo esercitava una forma di controllo ossessiva sulla compagna che spesso lo accompagnava per lavoro. Inoltre lui, ossessionato dalla gelosia per la donna più giovane, l’aveva costretta a tagliare i rapporti con la famiglia di origine e ogni suo spostamento doveva avvenire con il suo consenso. Durante le discussioni, secondo quanto raccontato dalla donna, il 48enne in preda alla gelosia avrebbe più volte dato in escandescenza, arrivando al punto di metterle le mani addosso, accusandola di averlo tradito e coprendola di insulti. In un’occasione era arrivato a stringerle le mani al collo come a volerla strangolare. Ma non solo, è un racconto del terrore quello che piano piano ha reso la moglie, raccontando di gesti di umiliazione al limite della tortura come quella di gettarle della pipì addosso o insultarla in malo modo davanti ad amici ed estranei. Il 48enne in preda a crisi di nervi sempre più acute, dovute anche ad un disagio fisico patito, accusava la moglie di prendersi cura di sé e di volerlo lasciare perché influenzata dai genitori.