Rimini, Lucia, la mental coach dell’equitazione: “Aiuto a trovare la giusta intesa con i cavalli”

Rimini

Quello del mental coach è ormai un mestiere sdoganato anche in ambito sportivo, in quanto aiuta gli atleti a migliorare le prestazioni e a mantenere concentrazione ritrovando la fiducia nelle proprie potenzialità. Ma come si riscopre una connessione profonda tra un cavaliere e il proprio cavallo? Il segreto per raggiungere un binomio armonioso, ma senza perdere le staffe, ce lo spiega una mental coach riminese, la 53enne Lucia Carnevaletti.

Lucia, com’è iniziato il suo percorso?

«Mi sono laureata in Psicologia a Urbino nel 1999. Tempo dopo mi sono trasferita in Veneto dove ho fondato e gestito per vent’anni, assieme a un socio, un ranch dov’ero in prima linea anche come insegnante di equitazione. Un anno e mezzo fa, tuttavia, ho dovuto abbandonare tutto per tornare a Rimini a prendermi cura della famiglia dopo la morte di mio padre. Intanto sono diventata anche mental coach attraverso lo Csen (Centro sportivo educativo nazionale) con sede a Pescara».

Quando si è appassionata all’equitazione?

«Ho imparato a cavalcare sin da piccola con le mie sorelle ma trattandosi di uno sport costoso non ho potuto proseguire come avrei voluto. Poi, crescendo, mi sono riavvicinata a questo splendido mondo».

Cosa le hanno insegnato i cavalli?

«Mi hanno aiutato a capire come sono veramente e a migliorarmi. Non sempre quello che mi hanno mostrato mi è piaciuto ma è stato fondamentale poterlo sperimentare e averne consapevolezza. In passato ero una persona molto ansiosa e, per riuscire a relazionarmi con queste incredibili creature, ho fatto di tutto per comprendere cosa scatenava in me questa emozione. Solo così sono riuscita a gestirla e a trasformarla in energia positiva. Se oggi sono una persona diversa è anche grazie a loro».

Ora di cosa si occupa?

«Declino gli studi affrontati per aiutare, tramite sessioni di lavoro specifiche, appassionati di equitazione, atleti o ragazzi che affrontano le prime gare. Sono disponibile inoltre a tenere seminari nei maneggi di tutto il Nord Italia per fornire supporto e assistenza rimuovendo gli ostacoli che impediscono di raggiungere gli obiettivi prefissati».

Qual è il problema più frequente?

«Una mancanza di fiducia verso il cavaliere da parte del cavallo. L’animale, grazie alla sua sensibilità fuori dal comune, è in grado di percepire in modo quasi immediato lo stato emotivo dell’uomo e restituisce una reazione basata sul comportamento che vede. Nei casi estremi, quando è in situazione di forte disagio, il cavallo può anche mordere. Più in generale rifugge il contatto con il cavaliere e si agita. Un mental coach riesce a influenzare in modo positivo questa relazione facendo ritrovare serenità e concentrazione. Il destriero diventa lo specchio delle nostre emozioni e aiuta noi a comprendere meglio ciò che proviamo».

Una paura ricorrente nel proprietario?

«La rottura dell’equilibrio può emergere dopo una caduta. Il consiglio, al contrario di quanto si dice, non è quello di forzarsi a risalire in sella, ma di recuperare prima la fiducia tra cavallo e cavaliere con una serie di esercizi. L’equitazione è uno sport che richiede una profonda connessione tra i due protagonisti e il mental coach impedisce di autosabotarsi». Info: www.luciacarnevaletti.it. C.D.

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