Rimini, lo psicologo: “Coinvolgerli, fare pause e scrivere un diario, ecco come sopravvivere ai bambini in viaggio»

Viaggiare con i bambini si trasforma spesso in un’odissea. Come trovare la quadra tra caldo rovente, capricci e bagagli? Ne parliamo con Matteo Stievano, psicologo dell’età evolutiva.
Stievano, come organizzare una partenza con figli al seguito?
«È bene coinvolgerli nei preparativi, facendoli sentire parte integrante dell’esperienza».
Qualche idea?
«Mostrare foto della destinazione ai bambini dai 2 ai 4 anni, nominare insieme i colori e scegliere due giochi da portare, come fosse una caccia al tesoro. I 5-7enni possono creare una mappa simbolica e una lista illustrata per la valigia. A chi ha 8-11 anni si può invece affidare l’organizzazione dello zaino e la scelta di una tappa o di un’attività. Dai 12 anni in su, infine, è utile confrontarsi su hotel o voli e pianificare parte del budget. L’obiettivo è la condivisione: chi si sente incluso collabora di più e si comporta meglio. Ascoltare tutti, senza banalizzare, resta quindi molto importante. Lasciatevi meravigliare dalle proposte dei vostri figli e coinvolgere dai loro strumenti».

Tre consigli anti-stress?
«Primo: sincronizzare i ritmi, pianificando i lunghi spostamenti nei momenti in cui i bambini dormono e portando oggetti familiari. Secondo: fare pause frequenti o variare attività, anche solo disegnare guardando dal finestrino. Terzo: preparare un kit multisensoriale con giochi visivi, stimoli uditivi, oggetti da toccare e snack divertenti. Anche un diario di viaggio aiuta a rilassarsi e a costruire ricordi».
Schermi sì o no?
«Bandire del tutto i dispositivi elettronici è irrealistico. Il mantra “meno è meglio” vale sempre ma qualche eccezione consapevole è lecita. L’essenziale è scegliere contenuti che stimolino intelletto, fantasia e buone maniere. Lo schermo tra l’altro può diventare anche un momento condiviso fra familiari».
Il miglior intrattenimento?
«Resta l’ambiente: scegliere destinazioni child friendly, spazi aperti e attività adatte riduce il ricorso agli schermi».
Come rispondere alle critiche degli altri viaggiatori per bizze o litigi fra fratellini?
«Mai perdere la calma. Il nostro comportamento insegna ai figli come affrontare le tensioni. Si può rispondere con un semplice: “Mi dispiace per il disturbo, cercheremo di fare più attenzione”. Il viaggio è un momento speciale e i bambini vanno corretti solo se davvero necessario, non per placare l’ansia da genitori o compiacere chi ha dimenticato cosa significhi essere piccoli. A volte bisognerebbe chiedersi perché un bambino ci infastidisce tanto e quando abbiamo smesso di essere felici. Educare, d’altronde, significa anche resistere all’intolleranza di una società che non fa più spazio ai piccoli».
Regole e correzioni?
«Per correggere un comportamento, basta mettere in pausa un’attività piacevole o chiedere un gesto gentile come riparazione. L’importante è restare fermi sulla propria richiesta».
Un principio educativo essenziale?
«Usiamo con i figli i modi che desideriamo per noi: non vorremmo che qualcuno ci urlasse contro o ci colpisse. I bambini non possono rispondere a tono, ma non per questo vanno trattati senza rispetto. Il viaggio infine è anche un’occasione per rieducare noi stessi alla pazienza, alla fiducia e al trasformare l’imperfezione in bellezza».