Rimini. Lo chef Braschi: “ Masterchef mi ha dato visibilità ma senza talento si sparisce”

«Masterchef? Una bella vetrina ma se non hai il talento sparisci subito». Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando ha trionfato nella sesta edizione del talent show culinario Masterchef. Era il 2017 e Valerio Braschi, appena 18enne, si impose come il più giovane vincitore della trasmissione.
Dalla spuma di plancton con sashimi di capasanta, con cui conquistò la giuria, alla lasagna in tubetto passando per la pizza in bustina, la sua sperimentazione non si è mai fermata stimolata da viaggi e dall’acquisto di attrezzature all’avanguardia come le macchine laser che scansionano le carni da pesare e affettare.
Tra i riconoscimenti mietuti il titolo di “Giovane chef dell’anno” nel 2021, l’ingresso nella guida Michelin, oltre al Premio tradizione futura del Gambero Rosso.
Dalla vittoria del talent, ne ha fatta di strada. Se le lancette girassero al contrario, parteciperebbe di nuovo?
«Assolutamente sì, perché non sono abituato a sputare nel piatto dove mangio. Il programma mi è piaciuto e mi sono divertito fra i fornelli ma escludo che il successo sia correlato a quell’esperienza. Un format dà visibilità, ma la carriera devi costruirla con umiltà e impegno per conto tuo perché, quando si spengono riflettori, non sei ancora un cuoco. Credo che qualsiasi concorrente, se sprovvisto di sostanza, sparisca nel giro di pochi mesi. Il bello di questo mestiere è che non si smette mai di studiare né di imparare, senza dormire sugli allori».
Come va il Vibe, il suo locale pop a Milano?
«Benissimo. Ispirato al genio di Andy Warhol conta 5 dipendenti e 22 coperti raggiungendo ottimi risultati. Dopo 4 anni trascorsi a Roma, al Ristorante 1978, mi sono buttato in una nuova avventura nel luglio scorso, ora sono il terzo di cucina tra il mio braccio destro e il lavapiatti».
Cosa bolle in pentola a colpi di Futurismo?
«A breve partiremo con un nuovo menù dove non spicca un ingrediente protagonista rispetto ad altri. Quel che posso anticipare, senza sbottonarmi troppo, è che spingendo al massimo sarà molto elaborato. Il che comporterà due effetti a catena: più impegno per la brigata e maggior soddisfazione per il cliente. Alla fine della fiera quello che ci interessa è continuare a crescere. Benvenga, dunque, un menù che spiazzi e, speriamo, convinca la clientela».