«Senza russi e americani il nostro segmento del lusso è crollato del 30%».
Va dritto al punto Ascanio Rodorigo che nel 2001 ha fondato la Vyrus, nota azienda di moto artigianali con sede a Cerasolo che vanta clienti vip da Tom Cruise a Keanu Reeves.
Rodorigo, quanto le tensioni geopolitiche in corso hanno influenzato il mercato?
«L’attuale scenario, dal conflitto russo-ucraino ai dazi statunitensi, ci ha tagliato le ali a metà. Il 40% del nostro fatturato era infatti legato agli Stati Uniti e il 30% alla Russia, Paese che tanto ama la nostra Romagna. I dazi sono stati una batosta. Dati alla mano, quando una nostra moto sbarcava in America, bastavano 840 dollari per sdoganarla, ora invece ne servono 14mila. Fortuna vuole che di recente abbiamo raggiunto un accordo commerciale soddisfacente con il nostro distributore negli States. Oltre al danno la beffa, Vyrus aveva aperto al mercato israeliano con tanto di omologazioni e documentazioni, dopo aver sostenuto esami per rientrare nella tipologia di costruttori conforme alle regole del Paese. Ci siamo trovati a fare i conti con una situazione inimmaginabile sino a pochi anni fa sebbene il primo pensiero vada ai morti e ai feriti e alle famiglie che stanno vivendo un’immane tragedia».
All’orizzonte si scorgono nuovi mercati?
«Grazie all’impegno del nostro distributor per il territorio italiano, abbiamo aperto una società a Dubai, negli Emirati Arabi, per cercare di portare il nostro prodotto laddove la qualità della vita resta altissima. Sono occorsi 12 mesi, tra documentazioni, vaglio degli enti e ispezioni in dogana, per portarvi una nostra moto, giusto qualche settimana fa. Si tratta di una Alyen verniciata in argento e oro, ora collocata in un importantissimo atelier dove vendono orologi Richard Mille, con prezzi sui 640mila euro per certi esemplari contro i 180mila della moto. L’attesa di un anno si è tradotta in sacrifici e investimenti enormi ma è ancora presto per dire se ne è valsa la pena».
«I magnati russi, in cerca di svago, visto che per loro le porte dell’Europa sono chiuse. Alla cerchia esclusiva si uniscono noti imprenditori di varie nazionalità inclusi i vietnamiti. In breve stiamo cercando di diversificare i territori a cui riferirci, come bottega artigianale. In Italia non vendiamo più nulla da anni e il mondo è il nostro mercato ma la crisi del settore del lusso è un riflesso delle guerre in atto. Lo testimoniano i numeri e il fatto che, rispetto a 36 mesi fa, abbiamo perso il 30% del fatturato».
In questo scenario si sono resi necessari dei licenziamenti?
«In realtà abbiamo assunto un altro professionista che il mese scorso ha portato a 7 unità la squadra, fra cui 2 donne, una delle quali è responsabile di produzione. Ogni figura impiegata contribuisce a gestire un totale di 260 fornitori e 14mila codici in magazzino. Soffriamo maledettamente ma in silenzio senza compromettere gli investimenti né i sacrifici passati. Detto questo, se la situazione dovesse perdurare per anni, fatico a immaginare il futuro mentre prima riuscivo a progettarlo a distanza di tre anni. D’altronde nessuno è sereno in questo momento specie chi, come me, ha 4 figli e altrettanti nipoti. Non resta che aspettare l’evoluzione degli eventi, vivendo un anno alla volta».
Come vanno le vendite di Alyen, moto nata da un bozzetto di Adrian Morton nel 2020?
«Nonostante tutte le difficoltà del caso, abbiamo prodotto più di 25 esemplari di Alyen, rispetto ai venti previsti. È davvero un bolide cucito addosso al cliente con una customizzazione totale che rispetta esigenze personali e caratteristiche di guida».