Rimini, la squadra di basket che non vince mai diventa oggetto di una tesi. La storia delle Saraghine


RIMINI. «Non abbiamo ancora vinto una partita ma c’è una tesi di laurea su di noi». Ha gettato il cuore oltre l’ostacolo la squadra di Basket delle Saraghine e il tempo, che è galantuomo, le ha dato ragione. Questa storia comincia nel 2022 in un campetto di Rimini dove fra un palleggio e l’altro fa capolino l’idea di formare un team femminile. All’appello lanciato sui social rispondono le prime ragazze: non hanno ancora trent’anni e sono impegnate nei lavori più disparati, dalla carriera in magistratura al ruolo di infermiera. A unirle a doppio filo è l’amore per la palla a spicchi. Credono in un sogno, trovano un allenatore, Pino Messina (che le segue sino alla scorsa stagione) e infine si iscrivono alla serie C dell’Emilia-Romagna. L’alternativa è dedicare la vita al basket in serie B o smettere di giocare. Da qui la terza via tracciata dal gruppo ribattezzato Saraghine. L’ispirazione, che viene da un pesce azzurro tipico dell’Adriatico nord ma rarissimo nel resto del Mediterraneo, ha il sapore della rivalsa. Un tempo scartato dai commercianti, oggi è infatti rivalutato anche dai grandi chef per l’alto valore nutrizionale e la maggior sostenibilità che lo caratterizza. «Le perdiamo tutte, le partite – racconta con un sorriso la 32enne Anna Zavatta, docente di Sostegno alla primaria - ma giocare resta fonte di pura gioia». Quanto a lei, dai 6 ai 16 anni ha militato nelle giovanili del Rimini per poi dedicarsi allo studio, pur coltivando la passione sportiva come allenatrice di vari team, tra cui Miramare basket, la società a cui le Saraghine si sono affiliate.
L’amicizia fa canestro
Un giorno, un po’ per caso, conoscono Jina, classe 2000, studentessa Erasmus giunta dal Libano. Neppure a dirlo, è lei la giocatrice più forte, nonostante i viaggi (poi sempre più sporadici per la guerra) e i salti mortali contro la burocrazia per tesserare una giocatrice straniera. Agli sgoccioli del 2024, Jina deve decidere l’argomento della tesi in Scienze motorie. La scelta ricade sulle Saraghine e quindi su tema di stringente attualità: come lo sport femminile possa aiutare l’empowerment delle donne nella società. «Incredibile – commenta Zavatta - che sia finita al centro di una tesi una squadra di basket femminile amatoriale, nata dai campetti, che conta poco più di 20 tesserate dai 15 ai 65 anni e ha chiuso la stagione con un record di 0-18, con tutte le difficoltà di trovare sponsor e palestre libere, innumerevoli acciacchi fisici e tutti gli inconvenienti di chi vuole continuare a giocare a basket, nonostante gli impegni familiari e lavorativi». Al grande giorno, i genitori della 25enne che ha riportato la votazione di 105 non hanno potuto presenziare ma in compenso c’era, al gran completo, quella che definisce la sua “Italian Family”. Così mentre cercano il nuovo allenatore, lanciano un appello per trovare un lavoro all’amica che, non potendo più contare sulla borsa di studio, è tornata in patria dove si occupa di un’accademia estiva di - c’è bisogno di dirlo? - basket.