I bagnini in Romagna: «Senza una legge a giugno chiuderemo per sciopero gli stabilimenti»

Rimini
  • 13 aprile 2024

Sarà un’estate calda quella 2024. Con bagnini sul piede di guerra e stabilimenti a rischio serrata. «Quello che abbiamo deciso a Roma è quello che faremo: o il Governo varerà una legge quadro sulle concessioni balneari, oppure sarà sciopero». Chiara, diretta: la dichiarazione di Maurizio Rustignoli, presidente nazionale Confesercenti balneari, non lascia spazio a dubbi. Ancor più se pronunciata a freddo, all’indomani della grande manifestazione di protesta («alla quale hanno partecipato almeno 5mila gestori di bagni provenienti da tutta Italia») attraverso la quale Fiba e Sib-Confcommercio hanno mandato un messaggio forte e inequivocabile all’esecutivo Meloni: «Il tempo delle chiacchiere è finito. Vogliamo una legge nazionale subito: l’Esecutivo sa bene come mettere al sicuro le nostre aziende». Una norma, dunque: basta parole, basta esternazioni, basta dichiarazioni del giorno dopo. «Ma atti concreti - avverte Rustignoli -. In ballo c’è il futuro di migliaia di attività che danno da mangiare a migliaia e migliaia di famiglie. Basti dire che sono 12mila le imprese italiane che, d’estate, operano sulla spiaggia e garantiscono a milioni di turisti i servizi migliori».

E quando il presidente di Fiba-Confesercenti parla di atti concreti, a margine aggiunge anche una data: «Se per il 31 maggio il Governo non avrà varato una legge, entro la prima settimana di giugno proclameremo una giornata di sciopero. Stabilimenti chiusi, quindi». Ma cosa deve contenere questa norma? Quali sono le condizioni dettate dalle due sigle sindacali? «In primis che sia riconosciuto, per legge, il valore commerciale dell’impresa balneare, con tanto di mura, manufatti, e avviamento asseverato da un perito del tribunale - precisa Rustignoli -. E poi che sia inserito nel testo normativo un preciso riferimento alla mappatura, che evidenzia chiaramente che in Italia non c’è scarsità di risorsa, visto che il 67% dell’arenile, come ci hanno detto i tecnici ministeriali, è libero e non affidato in concessione». Anche se (fonte Sole 24 Ore), i funzionari della direzione generale della commissione europea avrebbero bocciato la tesi italiana della non scarsità di risorsa, che secondo il governo Meloni giustificherebbe la messa a gara dei soli tratti di costa liberi e non del restante 33% di arenile dato in gestione. Tecnicismi, diatribe giurisprudenziali. Intanto, la preoccupazione dei bagnini cresce sempre più. Soprattutto lungo la Riviera romagnola. Che Confesercenti e Confcommercio conoscono molto bene, essendo le due associazioni di categoria più rappresentative. Conferma Rustignoli: «Vi dico solo che l’85% dei balneari italiani sono iscritti a Fiba e Sib e che, come Confesercenti rappresentiamo 600 imprese in Romagna e 180 nel Riminese. Per cui sappiamo bene l’aria che si respira nella Capitale italiana del turismo». Ma se le due sigle sono passate alla linea dura, Confartigianato mantiene un profilo più soft. Osserva Mauro Vanni, presidente nazionale della Confartigianato balneari: «Noi, così come altre otto sigle, stiamo trattando col governo affinché elabori un testo di legge che, facendo riferimento alla mappatura, al valore d’impresa da riconoscerci ed escludendo dalla Bolkestein le concessioni rilasciate prima al 2009, metta la parola fine a tutta questa situazione. E siamo fiduciosi che l’esecutivo si muoverà in tempi celeri. Certo, se poi così non sarà la strada della chiusura diventerà l’unica percorribile. Purché sia una decisione unitaria, presa da tutte le associazioni». Chiosa, però, Rustignani: «Quello dell’unità sindacale è un valore imprescindibile. Ma vorrei ricordare che finora abbiamo incontrato solo tecnici ministeriali. Mai un incontro con la Meloni o con un ministro. Eppure abbiamo scritto sei lettere alla premier per poter essere ricevuti. Senza ricevere mai risposta».

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