Rimini. La picchia con un tagliere per gelosia. «Prendo il tuo amico e poi vi uccido»

Rimini
  • 01 agosto 2025

Quando si erano conosciuti a marzo mai lei avrebbe pensato di finire in un incubo fatto di gelosia, insulti, minacce e percosse. Comportamenti ossessivi che il compagno aveva cominciato a manifestare già a giugno, pochi giorni dopo l’inizio della convivenza a casa della donna dove lei abitava da sei anni. Fino a quando, a metà luglio, dopo l’ennesima aggressione fisica (con percosse alla schiena e alle braccia guaribili in 15 giorni) e il trasferimento a casa di un’amica ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri. Così nei confronti dell’uomo, un 38enne originario di Latina e ora indagato per maltrattamenti e lesioni, il gip Raffaele Deflorio, su richiesta del pm Luca Bertuzzi, ha disposto l’allontanamento dall’abitazione, il divieto di comunicare con la compagna con qualsiasi mezzo, l’obbligo di tenersi ad una distanza di almeno mille metri da lei e di non avvicinarsi né all’appartamento né al luogo di lavoro della donna. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Paletta di Latina, anche l’applicazione del braccialetto elettronico. Fin da primi giorni sotto lo stesso tetto aveva iniziato a controllarle il telefono, accusarla di tradimenti e insultarla e minacciare di morte sia lei che i suoi presunti amanti. Bastava che salutasse qualcuno o avesse il cellulare in mano per mandarlo su tutte le furie, nonostante lei cercasse di convincerlo che non era vero nulla. Utilizzava anche le telecamere della casa installate per proteggersi dai ladri per controllare i suoi tempi di percorrenza da casa al lavoro e viceversa. Una gelosia morbosa a cui il 38enne aggiungeva frasi come “inutile che scrivi al tuo amico, tanto lo prendo e vi ammazzo tutte e due”. Ma era solo l’inizio. La seguiva anche al lavoro per controllarla, a volte scattandole delle foto. Dalle parole passò poi ai fatti. A fine giugno le prese un dito e la costrinse a sbloccare il telefono, così poté contattare un uomo e minacciarlo. In seguito, la aggredì con calci e pugni sbattendole lo smartphone sulla testa. Qualche giorno dopo colpì la donna con un tagliere di legno e le spruzzò sul viso del liquido repellente. Un’altra volta la colpì in testa con una bottiglietta d’acqua in plastica, poi impugnandone una di ammoniaca la minacciò di fargliela bere. “Chiama pure i carabinieri poi quando esco ti faccio vedere io” sarebbero state le sue parole prima di romperle un telefono per terra.

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