Rimini. La nuova vita dell’ex clochard Franco. “Via dalla strada, dimenticherà il carcere”
- 16 novembre 2023


Ha gli incubi quando ripensa al carcere di Ravenna e in certi giorni prova una nostalgia feroce della vita in strada. È allora che, seguendo un richiamo tanto sordo quanto irresistibile, si fa accompagnare in piazza Cavour. La osserva in silenzio con uno sguardo che pare una carezza ma ogni volta resta sempre meno. A chi si prende cura di lui dice solo «buongiorno» e «buonasera»: nient’altro e neppure tutti i giorni ma a suo modo questo è già un piccolo, grande progresso. Parole come “condivisione” suonano stonate a chi è rimasto invisibile agli altri dal 2005 al 2023.
Una vera famiglia
Si snoda in un saliscendi la seconda vita di Franco, ex clochard di 74 anni, salvato dal gelo e da una vita fatta di nulla dalla Capanna di Betlemme e l’Ausl. Tutto è iniziato nel gennaio scorso con un malore e il conseguente ricovero al pronto soccorso dove, per la prima volta, l’anziano di origine siciliana ha accettato l’aiuto che gli veniva proposto da anni. Al ricovero nel reparto psichiatrico pesava 30 chili ma in un mese ne ha acquistati altri dieci. Ora è magro ma più forte, spiega il 53enne Alì, suo punto di riferimento nella famiglia riunita a Viserba, dove l’ex senza tetto è approdato nel febbraio passato. Un nucleo composto da 15 persone della Papa Giovanni XXIII. A distanza di quasi un anno lo rallegrano le piccole cose, come bere Coca Cola o fumare dopo che, a suon di tentativi, i familiari hanno capito che il tabacco gli piace acquistato sciolto per rollarlo da sé buttando le cicche per terra. Sapere che c’è una dispensa dove prendere di nascosto barattoli di pomodoro per far sollevamento pesi è l’altro passatempo di Franco. Per il resto non accetta nessuno e vuole dormire da solo ma quando spegne la luce riaffiorano gli incubi.
La svolta
Un giorno ha trovato una penna, ricorda Alì, e da lì è cambiata ogni cosa. Per l’anziano è più facile esprimersi scrivendo o disegnando fogli zeppi di ricordi e segreti che poi nasconde gelosamente nell’armadio. A volte le immagini escono dai margini e, tracciate con la cenere della sigaretta, ricoprono il tavolo bianco allungandosi sino al pavimento. Forse un’abitudine appresa in strada, quando passava intere giornate senza che nessuno gli rivolgesse una parola. Più complicato il capitolo cibo, non tanto perché il 74enne ha perso i denti ma soprattutto perché in strada non mangiava tutti i giorni e ora capita che divori di soppiatto quel che gli capita a tiro, sentendosi male. Di sedere a tavola assieme ai compagni per ora non se ne parla. Sceglie quel che vuole sbirciando le pietanze senza rifiutare mai il gelato, precisa ancora Alì, e poi si rifugia nella sua stanza per gustare piccoli desideri un tempo negati. La certezza è che 15 persone lo sostengono senza tentare di snaturare la sua indole ma soprattutto rispettando il suo vissuto. Quando sta male si alternano al suo capezzale giorno e notte ma, tra le difficoltà quotidiane, resta il suo desiderio «di indossare sempre gli stessi vestiti che rende faticoso anche il cambio lenzuola perché al loro posto ne vorrebbe di identiche. Così scatta un gioco di equilibrismi dove servono modi e tempi giusti al millimetro». Sarebbe più facile comprare capi tutti uguali, riconosce Alì, ma una vera famiglia fa scelte diverse. «Non vogliamo che resti intrappolato nel passato», chiarisce subito.
Come un acrobata sul filo
Dei parenti siciliani, ammesso che qualcuno sia ancora in vita, non parla mai. Talvolta provano a suonare canzoni folcloristiche dell’isola: a volte Franco ascolta, più spesso tira dritto. Quanto alle giornate “no” si arrabbia e vorrebbe solo tirare pugni a chicchessia «sebbene si trattenga ogni volta», mentre fa da contraltare l’autonomia raggiunta su più fronti: dal prepararsi il caffè da solo al seguire i ritmi di una giornata normale, anche solo camminando fino al cancello per tornare indietro, inebriato dal verde dove sorge la casa. Ma in un lasso di tempo così ampio, non poteva mancare un momento di tensione. «Siamo stati in vacanza in valle d’Aosta, lo scorso agosto, dividendo la stessa camera», racconta Alì. Tutto bene finché una notte la colonnina del mercurio è scesa di tanti gradi scatenando gli incubi. «Voleva fuggire e tornare in strada, - spiega l’amico - e a ferie concluse quando il pulmino è arrivato a Viserba, faceva segno con le mani di proseguire oltre, alla volta di Rimini. Con il nostro affetto cerchiamo di fargli dimenticare il carcere scontato nel 2007 a Ravenna per aver insultato un poliziotto. Ogni giorno un piccolo passo avanti. Insieme».