Rimini, l’ictus, la barella e poi il conto: “170 euro a distanza di 4 anni”

Si reca in pronto soccorso con le possibili avvisaglie di un secondo ictus e quattro anni dopo le viene recapitato un conto da 170 euro.
Recupero crediti in atto
Nei giorni scorsi il Corriere Romagna aveva spiegato come l’Ausl Romagna stesse inviando richieste di rimborso per ticket sanitari non saldati relativi a prestazioni di pronto soccorso risalenti al biennio 2019-2020, per un totale di 264mila morosi. Ma tra gli utenti coinvolti da questo recupero crediti figura anche una 40enne riminese che nel febbraio 2021 si trovò a affrontare un ictus che la poi vide accedere al pronto soccorso una seconda volta nel giugno dello stesso anno, dopo un mese trascorso in terapia semi intensiva. Sempre all’inizio di quell’estate a dir poco drammatica, si trovò infatti a fare i conti con un’altra prova. «Svegliarmi con un occhio completamente chiuso mi gettò subito in allarme - racconta - perché poteva rappresentare il segnale di una seconda ischemia. Così, senza frapporre indugi, venni accompagnata al pronto soccorso. Nonostante la gravità del mio quadro nosologico - prosegue la paziente - sono rimasta per 24 ore su una barella, senza cibo, prima di essere rispedita a casa, quando la tanto agognata visita con risonanza (prestazioni per cui adesso ho l’esenzione) escluse l’emergenza in corso». Che la doccia fredda arrivasse a distanza di 4 anni, però, non poteva immaginarlo. «E invece la realtà ha superato la fantasia - allarga le braccia - dato che mi è appena arrivato il conto, ma sarebbe più corretto definirlo un salasso, per quella nottata d’angoscia vissuta nel 2021».
Via crucis
«Davvero una pagina dolente della nostra sanità - rincara - oltre che una scelta discutibile la quale ha rinnovato ricordi così terribili da non augurarli a nessuno. Pur convenendo che si debba pagare un ticket, specie se ci si reca al pronto soccorso per un semplice taglietto, il mio accesso era più che giustificato, considerando il calvario appena esploso nella mia esistenza e il rischio concreto di ricadere nell’incubo per un problema congenito che aveva scatenato la prima ischemia. Un’incognita in piena regola che pesava sulla mia vita come una spada di Damocle». Il motivo? All’epoca dei fatti non era ancora stata sottoposta, «causa tempistiche della Sanità», a un intervento chirurgico reputato risolutivo dai medici. Un’amarezza, la sua, che si estende anche a altri romagnoli visto che la decisione di procedere al recupero crediti giunge a distanza di tempo. «Le richieste stanno arrivando a persone che hanno ricevuto prestazioni nel lontano 2019 - osserva -. La speranza di tutti è che questa decisione non sia dovuta ai conti in rosso della sanità regionale ovvero che non si tratti di un sistema per fare cassa e, soprattutto, che non si intenda metterlo a segno sulla pelle dei pazienti, specie di quelli che hanno attraversato periodi di estrema fragilità per patologie importanti o addirittura invalidanti». Da qui la promessa di battaglia. «Mi rivolgerò a una associazione dei consumatori», fa sapere la 40enne.