Rimini. L’agente di polizia locale: “Così in moto giro il mondo”

Rimini
  • 14 novembre 2023

Zaino in spalla e gambe a cavalcioni della moto. Matteo Nanni è un riminese nato 39 anni fa, che nella vita quotidiana indossa la divisa della Polizia locale di Cesenatico e che, per qualche mese all’anno, veste gli abiti del viaggiatore. O meglio, del motoviaggiatore, come tiene a precisare Nanni, che proprio la scorsa settimana ha dato il via a un altro dei suoi road trip che lo proiettano in giro per il mondo. Attraversato l’Oceano Atlantico in aereo, al porto di Montevideo, capitale dell’Uruguay, ha riabbracciato la sua moto arrivata a bordo di una nave cargo partita dall’Australia, là dove l’aveva lasciata l’ultima volta che vi era salito per un altro viaggio. Era il 2022, ma in mezzo c’è stato il Covid, che ha sparigliato le carte, dando un taglio di accetta agli spostamenti intercontinentali. Ora che varcare le frontiere è di nuovo possibile, Matteo (sui canali social Matthew on the road) intende perseguire il suo obiettivo: percorrere il Sudamerica toccando il punto più a sud del mondo, «una delle estremità del globo».

Nanni, per dirla con le parole di Irene Grandi, come ci si prepara “prima di partire per un lungo viaggio”?

«La mia prima preoccupazione quando sono partito era la moto. Mi spaventava molto non riuscire a rintracciarla in quel porto immenso ed ero terrorizzato delle condizioni in cui l’avrei ritrovata dopo mesi ferma chissà dove. Il primo ostacolo da affrontare quando inizi un viaggio pieno di imprevisti e di possibili insidie è questo. Poi la moto devi sdoganarla, e dopo alcuni giorni sei pronto a partire. E un viaggio come questo non è certo una vacanza. Tutti pensano alla parte bella, leggera, mentre questi sono percorsi impegnativi a livello fisico e mentale. Ci vuole energia e motivazione, se molli non si ingranano più le cose».

Qual è quindi la motivazione che la spinge a partire?

«È un sogno ma anche un progetto. È una missione: la moto deve riuscire a toccare tutti i continenti e possibilmente tutti i punti più estremi della Terra, e sto pensando a come completarla in tempi non biblici. Fondamentalmente mi manca l’Alaska e buona parte dell’Africa, mentre nel Nord, a Capo Nord, sono stato nel 2015, nel 2018 e 2019 in Asia, poi nel 2020 ero partito per l’Australia. È scoppiato il Covid e sono dovuto tornare in Italia - anticipando di soli 10 giorni la chiusura delle frontiere, tra l’altro - e quindi ho concluso quel tour nel 2022. Il Sudamerica, invece, non l’avevo mai visto fino a ora».

Che itinerario ha tracciato sulla mappa?

«Andrò da Montevideo a Santiago del Cile, e quindi intraprenderò la parte più avventurosa del viaggio, sulla strada che scende giù dalle Ande. La Ruta 40 e poi la Carretera Austral sono i percorsi più panoramici del mondo, con passi sopra i 4mila metri. Ed è incredibile pensare che pur essendo aree molto turistiche ci siano ancora tratti non asfaltati. Poi tra Argentina e Cile passerò per l’ultimo agglomerato urbano prima della “fine del mondo”. La città di Ushuaia, che si affaccia sull’Antartide, l’ultimo avamposto. Nel limite del possibile cercherò di non fare mai la stessa strada dell’andata, quindi tornerei a Montevideo facendo la Ruta 3, la via costiera che sale lungo l’Argentina, per arrivare poi a Buenos Aires, dove resterò alcuni giorni. A metà dicembre sarò di nuovo in Italia, mentre la moto resterà a Montevideo, ospitata da un altro motoviaggiatore».

Permetta una curiosità, viaggia sempre solo?

«Ho sempre viaggiato da solo. Non disdegnerei l’alternativa di partire con altri motociclisti o con un passeggero, diciamo che sono flessibile a cambiare modalità. Come in tutte le cose, però, ci sono svantaggi anche nel viaggiare in gruppo o a due: per quanto ci si dia coraggio a vicenda, per certi aspetti a livello organizzativo è più complesso e per la moto stessa è più impegnativo. E poi, come nella vita, si va anche un po’ “a braccio” anche qui. La moto ha 20 anni, se si rompesse non so se farei “accanimento terapeutico”».

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