Rimini. “Io, celebrante laica professionista tra feste di divorzio e matrimoni”

Rimini
  • 27 giugno 2025

Sono tanti i motivi per festeggiare ma i modi per farlo hanno registrato un cambio di passo negli ultimi anni. Ne parliamo con la 38enne Elena Zanchini, che nella vita si occupa di amministrazione e controllo aziendale ma dal 2021 ha officiato anche una trentina di riti tra cui matrimoni e unioni civili, ma anche funerali, cerimonie di benvenuto al mondo, oltre a compleanni speciali, feste di laurea, convivenze o al contrario divorzi.

Anche più ampio il ventaglio delle proposte: da quello delle sabbie (che comporta versare rena di colore diverso in un unico contenitore a simboleggiare la fusione) al rito celtico che lega le mani con nastri colorati alla capsula del tempo che contiene oggetti cari e andrà aperta dopo molti anni.

Chi è un celebrante laico?

«Colui che mette per iscritto le emozioni delle persone. Emozioni che vengono catturate per poi tradurle in riti personalizzato. Il nostro ruolo, in sintesi, valorizza e supporta un percorso e rende omaggio all’esistenza. Consigliamo, ad esempio, le opzioni più appropriate dalle letture ai contributi video coordinando le varie fasi della festa. Spesso ricordiamo anche chi non c’è più, come i nonni, dedicando loro un momento di silenzio. Quanto alle tempistiche consiglio cerimonie da un massimo di un’ora perché dopo l’attenzione degli ospiti crolla a picco.

Quale percorso porta a diventare celebrante laico?

«Ho scoperto questa professione quando dovevo sposarmi. Reputando il rito civile freddo, scarno e troppo veloce mi sono guardata in giro per scovare alternative. Era il 2020. Grazie a ricerche sul web ho scoperto l’esistenza di questa figura. All’epoca per diventarlo esisteva solo l’Uaar (Unione degli atei e agnostici razionalisti) di Roma, dove si studiava per diversi mesi, con tanto di esame finale adesso invece ci stiamo battendo per far riconoscere questa professione troppo spesso screditata. Per questo abbiamo dato vita alla Federcelebranti con sede a Roma, ma che opera su tutta Italia, deputata a formare celebranti certificati per dare ai committenti la sicurezza di operare con professionisti del settore».

Iniziamo dai matrimoni. Quando entrate in campo?

«Se si parla di matrimoni svolti in municipio, si può chiedere la delega per un celebrante laico che presiederà sia il rito civile con valenza giuridica che la cerimonia successiva, di sapore simbolico. Di solito, visto che la casa comunale ha un costo, i futuri sposi scelgono l’opzione “B”: celebrano le nozze in Comune circondati al massimo da testimoni e genitori, per poi dare spazio a festeggiamenti con tutti gli invitati in una location a loro scelta».

Quali doti sono indispensabili?

«L’empatia resta imprescindibile anche perché spesso ci sono pochi giorni per prepararsi come ad esempio nel caso dei commiati. Altrettanto necessaria è l’apertura mentale verso tradizioni e culture diverse».

C’è un compenso standard?

«Noi celebranti di Federcelebranti cerchiamo il più possibile di tenere un tariffario unico, ma le diversità geografiche tra sud e nord spesso incidono sul prezzo finale. Quanto a me, cerco sempre di capire chi ho davanti e propongo tre eventi differenti dal livello basico alla versione super personalizzata. Curo soprattutto la parte emotiva della giornata: dalla stesura delle promesse nuziali alle idee per scaldare l’atmosfera, dando peso allo sfondo».

È vero che esistono riti nel rito?

«Sono le cosiddette cerimonie segrete dove i fidanzati si incontrano da soli, dietro le quinte, per scambiarsi le promesse in privato».

Come funziona una festa di divorzio?

«Di solito la organizza un ex coniuge con dettagli particolari come una torta spezzata a metà per esultare davanti alla ritrovata libertà».

Un rito che l’ha commossa?

«Il primo funerale che ho celebrato dove non è mancata, cantata a cappella, “la Libertà di Giorgio Gaber” e una festa in piena regola per ricordare un anziano sindacalista».

Una richiesta ricorrente?

«Molte coppie si sono conosciute sui siti di incontro ma non vogliono farlo sapere a familiari e invitati, sebbene non ci sia nulla di male».

Qualcosa che non è andato secondo i piani?

«Una coppia aveva invitato parenti e amici al battesimo del figlio sennonché, giunti alla location, svelarono che si trattava di una doppia festa che includeva il loro matrimonio segreto. Il padre dello sposo, purtroppo, l’ha presa male e alzandosi in piedi ha detto al figlio: “Dopo facciamo i conti”. L’imbarazzo è serpeggiato ma alla fine siamo comunque riusciti a fare sentire tutti a loro agio. . Affidarsi a un celebrante professionista, quindi, è un valore aggiunto».

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