Rimini, Imu, all’appello mancano già 930mila euro, sotto la lente anche i coniugi in case diverse

Rimini

Una sentenza, quella del 2022 della Corte costituzionale, che, se alleggerisce i proprietari di seconde abitazioni dal pagamento dell’Imu, nel contempo appesantisce le casse dei Comuni. In particolare di quelli balneari dove le case al mare sono davvero tante. Spiega l’amministrazione comunale: «L’esenzione Imu deve essere riconosciuta anche alle persone riunite in matrimonio o in unione civile che vivono in immobili diversi, dove hanno dimora abituale e residenza anagrafica, per ciascuna delle rispettive abitazioni, sia se ubicati nello stesso comune, sia se in comuni diversi. A partire dal 20 ottobre 2022, dunque, non è più richiesto il pagamento dell’Imu come seconda casa al coniuge residente, che vi dimori abitualmente, mentre l’altro vive in un altro immobile, in precedenza individuato come unica abitazione principale per tutto il nucleo familiare». Risultato? Minori entrate per i Comuni. «Solo per Rimini – sottolinea l’assessore al Bilancio, Juri Magrini -, dove le seconde abitazioni sono più di 4000, l’effetto di tale sentenza si traduce, in base all’analisi effettuata ad inizio agosto della prima rata versata a giugno, in circa 550 mila euro di mancate entrate per il 2024. Che dovremmo ora coprire con una variazione di bilancio in corso di approvazione».

Le preoccupazioni

Va detto, però, che il minor gettito da Imu è complessivamente di 930 mila euro, perché all’aspetto economico derivante dalla sentenza della Corte costituzionale (550 mila euro) si devono aggiungere anche i mancati versamenti legati ai fallimenti di attività economiche. «E quello che ci preoccupa – osserva l’assessore - sempre per quanto riguarda il tema “sentenza Corte costituzionale” è la sua retroattività che permette al cittadino di poter chiedere il rimborso, mi sembra fino ai cinque anni antecedenti il 2022. Per aver pagato l’Imu che invece non gli spettava». Per questo Palazzo Garampi ha già da tempo innalzato il livello dei controlli «per far sì che questa nuova interpretazione della norma non presti il fianco ad irregolarità, a condotte fraudolenti e richieste di esenzioni e di rimborsi senza averne diritto». «Allo scopo di dare seguito alla norma e in ottemperanza ai principi di equità ed uguaglianza che persegue – conclude l’amministrazione comunale -, il Comune è tenuto a verificare la veridicità delle dichiarazioni dei nuclei familiari e quegli aspetti che dimostrano la reale dimora/residenza effettiva, come ad esempio i consumi delle utenze domestiche, il luogo di lavoro».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui