Rimini, il viaggiatore in Bolivia: “Io di corsa a 4mila metri di altezza mentre tre cani mi inseguono e due mi hanno già morso gambe e chiappe”

Rimini

«Immaginate cosa significa correre a 4mila metri di altezza mentre tre cani grossi ti inseguono e due ti hanno già morso le gambe e le chiappe». Matteo Nanni è un 39enne riminese che nella vita di tutti i giorni indossa la divisa della polizia locale di Cesenatico, ma che per qualche mese all’anno monta in sella alla sua vecchia moto per attraversare le frontiere di Paesi sempre diversi, percorrendo quasi interi continenti. Da novembre è impegnato in un tour del Sud America e qualche giorno fa, quando è stato vittima di un insolito e anche piuttosto cruento “incidente di viaggio”, si trovava nel paese di El Alto, una località a poca distanza da LaPaz, in Bolivia. Se quest’ultima città si trova “solo” a 3.500 metri di altezza, El Alto (come può suggerire il nome) sorge addirittura a 4mila metri ed è qui, in un luogo pressoché desolato, che Matteo (nome d’arte “Matthew on the road”) si è imbattuto in tre grossi molossi senza padrone e liberi da recinti o catene. Oltre a venire assalito e morso dai cani. Matteo ha dovuto confrontarsi anche con un’altra battaglia, e non di minore importanza. Se sfuggire alle grinfie dei cani era necessario alla stretta sopravvivenza, procurarsi un vaccino anti rabbico era ugualmente indispensabile per non ammalarsi di idrofobia, patologia quasi sempre letale per l’uomo in assenza di un vaccino. Ma procurasi il siero non è stato così semplice come potrebbe apparire.

Matteo, quindi da un momento all’altro si è ritrovato accerchiato da questi tre cani?

«Premetto che non ero in moto. Se lo fossi stato avrei avuto sicuramente meno paura e sarei riuscito a scappare via velocemente. Purtroppo ero a piedi, stavo esplorando questo territorio di campagna, immerso nella natura, dove c’erano solo strade e campi, nessun’altra persona e questi tre cani. Vedo che iniziano ad abbaiare e ringhiare venendo verso di me. All’inizio non mi sono mosso, perché ho pensato che se mi fossi voltato e mi fossi dato alla fuga, loro mi avrebbero assalito. Allora sono stato fermo, solo che a un certo punto due dei tre cani mi hanno morso davvero. Nella coscia la ferita più profonda e altre più superficiali al sedere. A quel punto, spinto dall’adrenalina e rendendomi conto che non avevo altra alternativa per salvarmi, mi sono messo a correre finché non sono riuscito a seminarli. Solo che correre a 4mila metri e con ferite alle gambe ...».

E come ha fatto a lasciare quel posto?

«Dopo qualche centinaio di metri i cani sono tornati indietro. Non so se perché ero uscito dal loro territorio o perché non mi percepivano più come una minaccia. Comunque hanno fatto dietrofront e io sono riuscito a trovare un taxi che mi portasse in una zona più civilizzata e in un ospedale».

Come si è dimostrata la sanità boliviana?

«Ecco, qui è iniziata un’altra piccola battaglia perché non è stato semplice come pensavo. Prima sono andato in una clinica privata. Qui mi hanno detto “non ti possiamo fare l’anti rabbica, devi andare in un ospedale pubblico. Allora vado nell’ospedale pubblico, dove ci sono una decina di persone, e mi mettono dentro un lettino. Sono tutti giovani, fatico a distinguere tra medici e infermieri. Chiedo loro: “Pensate di farmi l’antirabbica?” E loro: “Dobbiamo vedere se l’abbiamo. Se non c’è devi andare in un altro ospedale. Nell’attesa che trovassero il vaccino era passato un’ora, e un po’ di panico mi era salito. Poi tornano e mi dicono: “Sì, ce l’abbiamo”. Ma poi mi hanno spiazzato ancora».

Cosa ti hanno detto?

«”Devi fare il medicamento, ma devi comprare tu le cose”. Mi danno un foglietto scritto a penna che sarebbe stata la ricetta, mentre uno faceva referti con la macchina da scrivere. Gli chiedo: “Dove li compro?” e loro mi dicono “in farmacia”. “Ma se non potevo camminare?” “Ma tu puoi camminare”. Vinto da una logica inoppugnabile vado in farmacia, ma mi di dicono che dovevo anche fare le fotocopie del documento e della ricetta. “Non le potete fare voi?” “No, devi farle tu”. E così ho preso la mia siringa per il vaccino, garza e uno spazzolino da denti per “sfregare la ferita”. Alla fine mi hanno medicato ...».

E come è finita?

«Mi stanno facendo iniezioni, ma non la profilassi completa, perché sarebbero serviti più giorni e io devo ripartire. Già avevo il tempo contato, con questo incidente di percorso, ho rischiato di non riuscire a prendere l’aereo per tornare in Italia».

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