Rimini, il Tortuga Beach: “Obbligatorio avere il salvataggio ma nessuno fa più il bagno in mare”


«Senza salvataggio niente lettini, ma a chi giova?». Se lo chiede Maurizio Bronzetti, titolare del “Tortuga Beach Bagno 67”, oltre che proprietario di diversi hotel e anche di locali come il Turquoise. Bronzetti ha deciso di lasciare aperti gli ombrelloni ancora per una settimana. Una scelta in controtendenza, la sua, e condivisa con appena tre colleghi in tutta Rimini sud (i bagni 5, 26 e 29), visto che dopo il 22 settembre la maggioranza degli stabilimenti ha scelto di chiudere i battenti. Una serrata causata, non solo dal maltempo di metà settembre, ma anche dall’ordinanza inoltrata dalla Capitaneria di porto ai bagnini e poi confermata dal summit con la Regione. Se vogliono restare aperti, questo il senso delle regole nuove di zecca, gli stabilimenti devono garantire con propria responsabilità il servizio dei marinai di salvataggio. Costi? Circa 3mila euro al mese per ogni struttura balneare il che fa propendere per il “sì” soprattutto ristoranti o chioschi vista mare più che i bagnini stessi.

Sos in bottiglia
Un’altra tegola, commentano in parecchi, nel clima di incertezza dettato dalla Bolkestein. In quest’ottica Bronzetti chiede lumi sull’ultima trovata «perché non è facile stabilire a chi risulti utile». Il Tortuga resta aperto come spiaggia e come bar, precisa, solo perché «si tratta di un servizio offerto ai clienti degli alberghi anche se, su 45 camere, scendono in spiaggia solo una decina di persone e giusto per una passeggiata o un’ora di tintarella. Del resto l’acqua è fredda ma l’elioterapia continua. Se lo immagina – allarga le braccia - un turista che arriva in montagna e trova gli impianti serrati? Sarebbe assurdo. Detto questo, il bagno in mare non lo fa nessuno, quindi il salvataggio a chi serve?». Tra le novità fioccate in una stagione controversa l’imprenditore riminese manifesta invece il suo apprezzamento per l’idea di coprire una torretta ogni due.
La querelle
Più nebuloso, invece, il senso di fissare il salvataggio dal 25 maggio al 22 settembre e non fino al 30. Un servizio, quello nella bufera, che peraltro termina alle 18.30. Da qui la provocazione di Bronzetti: «Stando alla logica dell’ultima ordinanza, dovrei far “evacuare” la spiaggia dopo quell’orario, ogni giorno sino al 22 settembre? E ancora: se dopo tale data un turista fa il bagno in uno stabilimento chiuso e muore, come la mettiamo?». Altra nota dolente, sottolinea ancora Bronzetti, «è che tra i bagnini non c’è lo stesso gioco di squadra che invece regna fra i chioschi in spiaggia».
Scontrini irrisori
Il clima al vetriolo viene confermato anche da altri lidi. «Siamo i fenomeni crocifissi sul lungomare – commentano dal Bagno 5 alludendo alle frecciate mosse da alcuni colleghi che hanno preferito chiudere – ma nel week-end ho affittato appena due ombrelloni. Quanto agli scontrini del bar sono tutt’altro che memorabili. Offriamo servizi e non si tratta di beneficenza – riconosce - ma al momento vediamo girare soprattutto romagnoli dell’entroterra nella classica gita domenicale e pochi stranieri, tra cui qualche ungherese».
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