Rimini, il sindaco Sadegholvaad e la guerra tra Israele e Iran: “Molti miei familiari nella città sotto attacco, spero nella forza della diplomazia”

Rimini

«Confido nella forza della diplomazia internazionale». Commenta così il sindaco di Rimini e presidente della Provincia di Rimini, Jamil Sadegholvaad, nel giorno del suo compleanno che ricorreva ieri, l’attacco sferrato nella notte di venerdì scorso da Israele all’Iran, il Paese di origine di suo padre, Mahmood, venuto a mancare nell’aprile 2024.

Sindaco Sadegholvaad, come sta vivendo questa escalation di violenza a danno dei civili ma anche degli scienziati iraniani e che vede per epicentro i siti nucleari del territorio?

«Il mio pensiero va sia al popolo dell’Iran, colpito con ogni mezzo dagli attacchi dell’esercito israeliano, sia alla città di Shiraz che è già finita sotto attacco. Città, questa, della quale era originario mio padre, dove tuttora vivono molti dei miei familiari, fra cui numerosi zii e cugini, e dove io stesso mi trovavo meno di un mese fa. Un legame, quello che mi unisce all’Iran, che da sempre è molto forte e sentito, e non può che rinsaldarsi nel momento drammatico in cui i raid sono giunti improvvisi, nel bel mezzo di colloqui diplomatici in atto, peraltro rafforzati dai messaggi rassicuranti lanciati, per l’occasione, non solo dal presidente statunitense, Donald Trump, ma anche dagli stessi iraniani».

Un vero fulmine a ciel sereno, dunque. È l’ennesima prova con cui fanno i conti gli iraniani. Cosa ne pensa?

«Esprimo la mia vicinanza a un popolo che da troppo tempo vive il dramma della guerra. Avevo 8 anni quando mio padre rimase bloccato in Iran, allo scoppio del conflitto con l’Iraq. Doveva restare solo qualche settimana e invece non lo vedemmo per cinque mesi».

Come descriverebbe gli iraniani, popolo che, come ci raccontano i libri di Storia, si è distinto nel cuore dell’antica Persia, una terra di millenaria civiltà e raffinatezza?

«Un popolo tenace, fiero e colto. Va detto tuttavia che in molti, un po’ ovunque, si sono fatti un’idea distorta dell’Iran e della sua gente, tant’è che quanti infine hanno la possibilità di conoscerli si dichiarano stupiti, e in senso positivo, scoprendo che queste persone e la nazione che abitano sono ben lontane dai soliti stereotipi o pregiudizi. Detto questo, ora purtroppo inizia un momento di grande apprensione, non solo per gli iraniani ma per tutto il Medio Oriente ed anzi per il mondo intero. La situazione, appena innescata, di per sé costituisce già una polveriera».

Continua, quindi, a sperare nella forza della diplomazia?

«Confido solo nella diplomazia perché in nessuno scenario di guerra nel mondo armi e battaglie portano mai a qualcosa di buono. Vale per qualunque popolazione, inclusa quella israeliana».

A suo avviso, sindaco, si può parlare di una terza guerra mondiale già in corso?

«Non mi sbilancio in proposito, limitandomi solo a sperare che, in tempi celeri, prevalga la ragione, anche se purtroppo gli attori sullo scacchiere internazionale dei giorni nostri, almeno a mio modestissimo parere, lasciano perlomeno a desiderare quanto a livello di ragionevolezza».

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