Rimini, il regista Bigini: “Venite a scuola di cinema, un lavoro appassionante e ben retribuito»
- 28 ottobre 2023

«Opportunità di lavoro? Il cinema chiama i giovani, fatevi avanti». Nell’ambito del progetto “MovieLAB&ScuolaNet”, lo sceneggiatore e regista Antonio Bigini ha concluso di recente un laboratorio presso l’Istituto professionale Einaudi di Viserba svelando la grammatica del linguaggio cinematografico a una quindicina di allievi.
“La proprietà dei metalli”, uscito al cinema nel maggio scorso, è la sua opera prima. Ambientata in Valmarecchia e presentata all’ultimo Festival di Berlino, la storia narra la vicenda dei “minigeller” risalente agli anni Settanta. Un po’ in tutta Europa, dopo aver assistito alle esibizioni dell’illusionista Uri Geller, diversi bambini cominciarono a compiere prodezze, come piegare oggetti di metallo con un semplice tocco, tanto che il fenomeno fu studiato da docenti universitari in una ricerca mai pubblicata.
Bigini, ci racconta il progetto svolto all’Einaudi?
«Sono stato invitato dal docente di lettere Antonio Libutti per condurre un workshop intensivo di tre giorni. Un’attività che rientra nel Piano nazionale cinema per la scuola di cui sono uno degli esperti formatori ministeriali. Un progetto che proseguirà tramite un nuovo bando alla luce di considerevoli risultati educativi sia in senso ampio che nello specifico suscitando sempre entusiasmo. Dall’Einaudi è scaturita la stesura di un cortometraggio che abbiamo girato e anche iniziato a montare».

Il cinema offre opportunità di lavoro per i giovani?
«Altroché e i progetti servono anche per raccontarle meglio. Nel cinema, che è un’arte collettiva, si contano tantissimi mestieri. Tra i ruoli più tecnici e meno conosciuti c’è, ad esempio, quello del segretario di edizione. Un lavoro molto ricercato e oltretutto interessante per chi voglia avvicinarsi alla regia. In sostanza è il responsabile della continuità filmica garantendo che tutte le inquadrature si incollino tra loro, visto che le scene di un film non si girano in ordine cronologico. Quando incoraggio i ragazzi più appassionati, segnalo anche i mestieri in cui l’Italia è un’eccellenza mondiale per tradizione, come l’ambito dei costumi o delle colonne sonore. Un altro esempio, molto redditizio, è la veste di direttore della fotografia. Quanto ai compensi, per certi ruoli superano i mille euro a settimana».
Perché ha scelto la Valmarecchia come sfondo del suo film?
«Per ragioni affettive e di suggestione: ho molti amici che vivono a Pennabilli e mi è venuto naturale scegliere paesaggi che serbano qualcosa di magico e fiabesco. Basti pensare alla conformazione delle rocce di una vallata che ha incantato pittori del calibro di Leonardo. Sfondi che il cinema non ha sfruttato a dovere ma ideali per una storia come la mia che parla di poteri sopra le righe».
Altro luogo del Riminese che ispira sceneggiature?
«Giusto qualche settimana fa ho visitato in anteprima l’affresco trecentesco scoperto al convento di Santa Croce di Verucchio perché l’ha restaurato mio padre Romeo. Un luogo che, tra il cipresso di San Francesco e questa magnifica opera, suggerisce ben più di una scena».
Quando si è innamorato di questo mestiere?
«Come spesso accade ho cominciato da spettatore, quand’ero appena adolescente, poi sono passato alla scrittura di documentari per un amico. Era il 2008 ma otto anni prima avevo già lavorato per una piccola casa di produzione di San Marino. Brevi esperimenti condotti mentre studiavo».
Nuovi progetti?
«Una storia di pescatori che mi piacerebbe girare tra la Romagna e le Marche, territori che si snodano senza soluzione di continuità quanto a bellezza e pensiero».