Rimini, il delitto di Pierina e l’incubo del figlio Giuliano: “Sono andato in garage dove è stata uccisa. Un dolore infinito, era la mia mamma”

Rimini

Muri imbrattati, insulti e offese personali, tutti diretti a lei, Manuela Bianchi, la nuora di Pierina Paganelli. Sono lì, a pochi passi dall’appartamento in cui la donna vive insieme al marito Giuliano Saponi e alla figlia, quelle scritte infamanti di cui è bersaglio, ancora una volta lei. Lei, accusata dall’autore delle scritte sui muri di essere una donna di poco valore (per usare un eufemismo) perché avrebbe avuto una relazione con un uomo sposato mentre suo marito era ricoverato dopo l’incidente. Lei che solo venerdì scorso ha ricevuto a mezzo posta una lettera anonima scritta a mano in cui veniva accusata dell’omicidio della suocera. Missiva già consegnata agli inquirenti, pronti a indagare anche su questo frangente.

«La mia mamma»

E dall’altra parte, vittima della medesima tragedia, c’è Giuliano. Marito di Manuela e figlio di Pierina che proprio ieri si è aperto alle telecamere Rai della trasmissione Storie italiane raccontando che per la prima volta è sceso in garage a guardare il luogo in cui il 3 ottobre si è consumato il terribile delitto che gli ha strappato la madre, pronta a riaccoglierlo, dopo pochi giorni, tra le mura della casa in via Del ciclamino. «L’ho dovuto fare - dice alle telecamere - in modo da mettere dentro di me questo fatto, perché purtroppo quel luogo, tutte le volte che ci passerò, significherà quello. Si prova un dolore infinito».

Il figlio, poi, si lancia in alcune ipotesi relative alla dinamica dell’omicidio. «Da un mese rientrava dalle adunanze dei Testimoni di Geova alle 20.10, fino a un mese prima dell’omicidio, alle 22.30. Secondo me ci lascerà sorpresi l’esito, nel senso che diremo “com’è possibile”». Ma di un aspetto è sicuro: «E’ stata fatta una cosa premeditata. Chi ha tanto odio da dare 29 coltellate? C’è un eccesso di odio, cattiveria. Secondo me - aggiunge -, è una mente bacata quella che ha fatto questo».

E alla fine, il pensiero va proprio alla madre, al suo ricordo come donna di casa, amante delle cose semplici. «Non vedo l’ora di poter rientrare in casa sua, è strano e so che sarà durissima. Ma non vedo l’ora di entrare e assaporare quegli odori. Era una persona della mia quotidianità, poi con i genitori si va d’accordo e si discute, ma era la mia vita di tutti i giorni. La mia mamma - conclude commosso - amava guardare i cambi di stagione, l’autunno quando cadono le foglie e la primavera quando si riempie di fiori».

E intanto Manuela confida alle telecamere di Mattino cinque di aver preso la decisione «al momento definitiva» di lasciare i Testimoni di Geova, ma di desiderare tanto di ritornarvi. «Loro mi avrebbero allontanato, ma più avanti - spiega -. Non lo avrebbero mai fatto adessio: sanno che momento terribile stiamo passando».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui