Rimini. Il Comune boccia la moschea al grattacielo: «Le norme lo vietano»

Rimini

«Moschea al grattacielo? Non avete fatto i conti con le normative urbanistiche». Si è già infranto il sogno di trasferire la sede della moschea di corso Giovanni XXIII in viale Principe Amedeo, al primo piano rialzato del grattacielo. A frenare gli entusiasmi è l’assessora alla Pianificazione territoriale Roberta Frisoni. La quale, in una lettera alla stampa, ha subito messo in chiaro come stanno davvero le cose: «Con l’attuale disciplina urbanistica, l’insediamento di una moschea al grattacielo non è possibile».

I conti senza ... il Rue

Era stato Giorgio Brondi, consulente genovese, ad avanzare la proposta alla comunità islamica: «Oltre 300 metri quadrati che potrebbero ospitare la nuova moschea». Ma nessuno che abbia preso in considerazione un deterrente tutt’altro che da trascurare: la legge. «Il Rue (regolamento urbanistico edilizio, ndr) vigente del comune di Rimini è chiaro - stigmatizza Frisoni -. I luoghi per l’esercizio pubblico dei culti sono classificati come funzione direzionale C4. Questa specifica tipologia d’uso è regolamentata da una serie di prescrizioni, tra cui la seguente: possono insediarsi solo in edifici nei quali non siano presenti altri tipi d’uso». Bastano queste parole a smontare chi già volava con la fantasia. Come Mohamed Hammar, responsabile del gruppo giovani musulmani, che proprio ieri dichiarava al Corriere: «L’immobile ci interessa. Potremmo anche valutare l’acquisto». Lo stabile al grattacielo, ricorda infatti l’assessora, ospita già altre funzioni: residenziale e commerciale su tutte. Pertanto, le «condizioni per trasferirvi la moschea di corso Giovanni XXIII, se ci si basa sull’attuale disciplina urbanistica, vengono meno», afferma Frisoni. Non nascondendo l’auspicio che un dibattito del genere possa, in futuro, coinvolgere anche l’amministrazione. «Essendo di argomento pubblico - conclude - si presuppone la relazione con altri».

Renzi impaziente

Chi invece scalpita da vent’anni per trovare una soluzione al problema della moschea è il consigliere Gioenzo Renzi, capogruppo di FdI. «Quella casetta a uso ufficio, di 100 metri quadrati, non era adatta fin dall’inizio - attacca -. Basta osservare gli effetti. Nei giorni di preghiera, come nel periodo del Ramadan, ci sono assembramenti per strada. Con ostruzione degli ingressi alle case, dei passi carrabili e dei marciapiedi». Per non parlare, aggiunge il consigliere, del capitolo sicurezza. «Dove sono le vie d’uscita, i sopralluoghi che chiedo da anni, l’abbattimento delle barriere architettoniche? - punta il dito Renzi -. Tutte questioni rimaste inadempiute, con l’amministrazione che se n’è lavata le mani». Il messaggio del consigliere è lapidario: «La questione è urgente. La zona in cui viene collocata una moschea va incontro a uno stravolgimento sociale e ambientale. Deve essere attrezzata, soprattutto a livello di parcheggi».

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