Rimini, i peluche e il messaggio di pace

«Ciao, sono Teddy, ti racconto la storia del mio piccolo proprietario, perché la sua memoria resti viva». I peluche della pace invadono Rimini, dal centro alle periferie. Hanno fatto la loro comparsa ieri fin dalle prime luci dell’alba in diversi luoghi di Rimini, centinaia e centinaia di pupazzi dalle sembianze più disparate con un bigliettino annodato al collo. Posizionati su panchine, monumenti, casette postali, tavolini, davanzali.
L’invito, scritto a chiare lettere, è di leggere la storia di una piccola vittima del conflitto che sta travolgendo la striscia di Gaza per poi prender con sé il giocattolo e lasciarlo bene in vista in un’altra zona della città. Ultimo step? Scattare una foto e postarla come #TeddyNonTornaACasa per lanciare un appello al “cessate il fuoco”.
Per non dimenticare
Due gli obiettivi prioritari di questa campagna di sensibilizzazione: che nessun altro bambino venga ucciso e che non sia dimenticato chi ha perso la vita nel fiore degli anni. Fil rouge i giorni di ordinaria follia che hanno precipitato nell’orrore la striscia di Gaza. Le vittime ricordate sono sia palestinesi che israeliane.
Come Fatima che sognava di studiare in Europa per diventare avvocato e difendere i diritti del suo popolo. Il suo corpo è stato dilaniato dalla bomba che ha fatto crollare un palazzo a Beit Lahia. Non compirà mai 14 anni. Medesima sorte per David, appena 10 anni, astro nascente del calcio che non potrà mai brillare. Il proiettile che l’ha colpito nella schiena ha messo fine alle prodezze sul rettangolo verde. Aileen, 9 anni e sua sorella Celine Al-Hayat di 8 volevano diventare rispettivamente ingegnere e medico. Non finiranno la scuola, non studieranno all’università. Sono state sepolte vive sotto le macerie della loro casa. I genitori di Rami gli hanno insegnato fin da piccolo a non considerare i palestinesi come nemici. È morto in un attentato di Hamas.